martedì 3 aprile 2007

Patricia Cornwell - Postmortem

Primo romanzo di Patricia Cornwell, che inquadra subito lo stile dell’autrice: avvincente, nonostante le molte e intricate denominazioni anatomo-patologiche, e comprensibile per la cultura media dei lettori. Ripeto, è un tipo di scrittura assolutamente canonica, che segue una narrazione lineare, con molti dialoghi e molte descrizioni visive. Nel caso specifico qui si narra di un serial killer che uccide solo nelle notti tra il venerdì e il sabato: ha già commesso due brutali omicidi, due donne violentate e legate nelle loro camere da letto con un cappio fatto dai fili delle abat-jour o del telefono, legato ai piedi e alle mani in modo tale che più la vittima si dibatte, più si soffoca. Ma quale può essere il criterio si scelta delle vittime fra le migliaia che abitano a Richmond, dal momento che le vittime sono diverse tra loro per lavoro, razza, abitudini di vita? Kay Scarpetta è l’io narrante che racconta ciò che accade e ci coinvolge attraverso i suoi occhi e le sue emozioni, ed è lei che ci guida alla scoperta del modo di pensare dell’assassino, che trova l’elemento-chiave sul corpo delle vittime, elemento fondamentale per la risoluzione del caso. Assieme a lei il losco ispettore Marino, burbero e intrattabile, antipatico quasi quanto lei. E qui veniamo al problema: i personaggi non sono simpatici, ed è molto difficile si stabilisca una sorta di identificazione. Per fortuna la trama è abbastanza interessante, perché accanto al caso principale scorre un’altra azione, quella di chi vorrebbe ostacolare la Scarpetta nel suo lavoro per screditarla agli occhi dell’opinione pubblica, compromettendo la caccia all’assassino e la validità delle prove raccolte per il processo. Che sia il procuratore con cui ha una relazione sentimentale? La situazione precipita quando sul tavolo dell’obitorio finisce anche la sorella di una famosa giornalista (che ha strani legami col procuratore), e a questo punto Kay non può più escludere alcuna ipotesi, neanche di essere lei la prossima vittima, finché non ascolta le registrazioni e trova il nesso tra i delitti, e viene aggredita dallo stesso assassino. Abbastanza strano il finale con un killer estraneo alla storia, a cui era impossibile arrivare con l’immaginazione dopo che tutti i personaggi sono sospettati. Interessante il personaggio di Lucy, nipotina di Kay, la cui madre è scrittrice di libri per l’infanzia ma totalmente incapace di stabilità familiare (continua a cambiare uomo e a ignorare la figlia): esperta di computer, aiuterà la zia a risolvere la violazione del suo computer, riuscendo a instaurare un legame affettivo basato sulla reciproca fiducia in grado di sostenerle entrambe.

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