lunedì 12 novembre 2007

Michael Moorcock – La saga di Elric di Melniboné. Primo volume

Ristampa per uno dei personaggi più innovativi e originali dell’intera storia dell’heroic fantasy, il principe albino (e dagli occhi cremisi) Elric, una creatura rivoluzionaria per l’epoca in cui fu inventato. Invece che un barbaro forzuto o un cavaliere senza macchia e senza paura, Moorcock inventò un ambiguo e tormentato filosofo, un eroe tragico dominato da eventi che lui stesso crede di poter dominare. Prima pedina del Caos, poi ribelle contro di esso, l’azione di Elric non porta altro che la morte di tutti coloro che intrecciano il loro fato con il suo. Non c’è trascendenza nell’opera di Moorcock, bene e male sono solo etichette, forze impersonali e cieche che agiscono al di sopra dei destini umani. Un’opera assolutamente consigliata, scritta con uno stile personalissimo e barocco. Nel primo romanzo, Elric di Melniboné, Elric è l’ultimo Imperatore di Melniboné, un impero che ha dominato il mondo conosciuto per più di diecimila anni ed è in via di dissoluzione, in un mondo dove le terre restanti del mondo (i cosiddetti Regni Giovani) abitate dagli umani stanno rialzando la testa. I melniboneani sono una razza superiore, capaci di governare i draghi ma degenerati e dediti ad ogni vizio, senza pietà e annoiati da tutto. Elric è l’unico della razza melniboniana a non essere completamente amorale e a mantenere una parvenza di umanità, ma è debole e malaticcio, sempre costretto ad assumere pozioni magiche e droghe nei numerosi momenti in cui le forze lo abbandonano: anzi, con la sua profonda intelligenza mette in dubbio tutte le convinzioni e i costumi che sono stati propri della sua civiltà. Il suo filosofeggiare è però osteggiato dal popolo, e soprattutto da suo cugino Yrkoon, che è l’esempio tipico di melniboneano che vive solo per i piaceri e la distruzione. Inoltre, Elric ama anche la sorella di questi, Cymoril, la quale è però desiderata anche dal fratello. Yyrkoon trama per entrare in possesso della corona e, durante un attacco pirata ad Imrryr, capitale di Melnibonè, riesce a spingere Elric in mare, dando per certo il suo annegamento a causa della pesante corazza che indossa. Elric invece, evocando Straasha, signore degli elementali dell’acqua, si salva dalla morte, quindi ricorre ad Arioch, il signore del Caos, che nessuno mai è riuscito ad evocare. Comincia così un inseguimento nei confronti del cugino che porterà Elric in un’altra dimensione: catturato e destinato all’esecuzione, Yrkoon riesce infatti a fuggire trascinando con sé un manipolo di fedelissimi e soprattutto la sorella, e si trincera dietro la protezione di uno specchio magico che ruba i pensieri di chi lo guarda. Vinta la magia dello specchio e superate le resistenze, Elric trova Cymoril addormentata, vittima di un incantesimo, e insegue Yrkoon in un’altra dimensione alla ricerca delle leggendarie Spada Nere, Tempestosa e Luttuosa. Proprio qui, su incitamento di Arioch, Elric prende in mano Tempestosa, la spada senziente che nutre il corpo del suo padrone con le anime dei nemici uccisi, e grazie ad essa ha la meglio sul cugino che gli si sottomette. Ma, a sorpresa, gli affida il trono e la sorella fino al suo ritorno, decidendo di partire per i Regni Giovani alla ricerca di sé stesso e il senso della vita. Ed è proprio di una di queste peregrinazioni che tratta il secondo romanzo, Sui mari del Fato, che vede l’imperatore albino coinvolto in un viaggio oltre il tempo e lo spazio per aiutare l’equipaggio di una nave nel combattimento contro due mostri situati in un’altra dimensione, la cui sconfitta è essenziale per mantenere l’equilibro fra Legge e Chaos. Ed è qui che viene affrontato il tema del “multiuniverso”, la coesistenza su piani superiori ma sincronici di universi in contatto fra loro, che hanno la proprietà di interagire l’uno con l’altro, spesso distruggendosi, ma mai in permanenza. In questi universi i muovono personaggi in grado di esistere in tempi e spazi differenti, mutare il destino del continuum in cui abitano e spesso ripetendo, in un ciclo apparentemente inarrestabile, le stesse azioni e gli stessi drammi un numero infinito di volte. Questi personaggi sono in realtà uno solo: il Campione Eterno, destinato a lottare per l’eternità ora a favore della Legge, ora del Caos, per mantenere l’equilibrio, almeno fino a che non viene trovata Tanelorn, città in cui forse le anime del campione eterno possono trovare la pace. A bordo della nave, Elric incontra altre sue incarnazioni, nello specifico Erekose, Corum e Falcolunare: essi sono i Quattro che sono Uno, e unendosi riescono a debellare i due mostri. Nel viaggio di ritorno, Elric incontra Smiorgan il Calvo, Conte dell’Isola delle Città Purpuree, con cui aiuta una fanciulla contro un antico negromante melniboneano che la crede la reincarnazione del suo amore perduto, quindi un nobile avventuriero alla ricerca di un tesoro in un’antica città perduta. È qui che, assediati da nefandi uomini rettili, l’albino invoca Arioch e per ottenere il suo aiuto deve uccidere, contro la sua volontà, proprio il nobile che si è fidato di lui, guidato dalla sua Spada Nera che rivendica le vittime da sacrificare al dio del Caos (notare che all’epoca lo scrittore ha avuto dei problemi con l’eroina, e nel rapporto tra Elric e Tempestosa c’è molto della sua esperienza).

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