lunedì 12 novembre 2007

Valerio Evangelisti - Il castello di Eymerich

Castiglia, 1369. L’inquisitore aragonese Nicolas Eymerich, accompagnato dal collega tedesco Gallus di Neuhaus, si reca nel castello di Montiel, convocato da Pietro il Crudele, re di Castiglia, che è lì arroccato e sottoposto all’assedio del fratellastro Enrico di Trastamara, pretendente al trono. Nonostante le poderose truppe mercenarie di cui dispone Enrico, comandate da Bertrand de Guesclin, l’assalto finale risulta però impossibile e lo scontro è in una fase di stallo; il castello, infatti, pare in grado di difendersi da solo, quasi si trattasse di una colossale creatura vivente. Nel castello accadono fatti spaventosi: vi si aggira un fantasma alato, si odono misteriosi rumori dai sotterranei, avvengono delitti. Tutto l’edificio sembra vivere di vita propria. Al centro di questi enigmi pare esservi il rabbino Ha-Levi, ministro delle finanze di re Pietro il Crudele, il quale vive nei sotterranei del castello nei quali fa scavare sempre nuove gallerie, e sua figlia Myriam, innamorata dell’inquisitore. Le emozioni che gli suscita Miriam fanno temere Eymerich riguardo alla sua funzione di sondato della Chiesa, e provocano in lui reazioni ancor più violente. Allo stesso tempo, padre Gallus si fa sempre più insidioso nei suoi confronti: proprio i suoi modi di fare scatenano le ire di Eymerich, che fin dalla prima insinuazione del confratello inizia a maturare un odio sempre più profondo nei suoi confronti. In realtà, padre Gallus si dimostra crudele e intollerante. Eymerich deve risolvere non pochi problemi: il castello di Montiel appare subito nella sua inquietante veste, un ricettacolo di magie sataniche e di idiosincrasie tanto sociali quanto religiose. Eymerich scopre che alle torri del castello corrisponde l’immagine rovesciata dei claustrofobici sotterranei, e che esso è stato edificato sul progetto di alcuni maestri della cabala: la costruzione è viva, un Golem, a cui cinque benedettini indegni, tra cui Dalmau Moner, maestro di Eymerich, al fine di bloccare la magia giudaica alla base della costruzione, hanno contrapposto l’evocazione delle legioni infernali e si sono per questo coperti, anni prima, del grave peccato di demonolatria. Uno dei cinque frati predicatori è proprio Padre Gallus, che continua infatti a sottolineare la necessità di torturare i giudei, in special modo Myriam, confermando così le voci che lo hanno accusato in passato di depravazione e compiacimento durante le sessioni di tortura. La battaglia che deve condurre Eymerich è doppia: quella contro le forze sataniche e quella contro i suoi impulsi mortali per tornare ad essere se stesso e reprimere le sue umane passioni. A Myriam si sovrappone però l’immagine di un’altra donna, Leonor Lòpez de Cordoba (o Estrella, come si fa chiamare all’inizio), amante del re Pietro di Castiglia, e del suo fratellastro e pretendente al trono, Enrico di Trastamara. Così, anche in questo caso, come è tipico per i romanzi di Evangelisti, la donna si sdoppia e prende due valenze, nel caso specifico valenze angeliche. Myriam rivelerà infatti a Eymerich il manifestarsi in lei di un angelo, Metatron, e chiamerà Leonor Sandalphon, nome di un altro angelo (colui che governa la materia). I tre, per salvarsi dalla distruzione del castello trasformato in golem dai poteri di Metatron, si uniranno per poi sorvolare la shekinah, energia che, secondo i cabalisti, rappresenta l’incontro tra maschile e femminile. Sarà durante questo volo che Eymerich avrà un rapporto sessuale (!) con le due donne. Al suo risveglio, l’inquisitore riuscirà finalmente a riprendersi dal torpore che lo ha colto, mettendo fine all’incanto con il potere della sua ragione. Il romanzo viaggia su diversi piani, con un ufficiale delle SS che conduce strani esperimenti di rianimazione di cadaveri quasi fosse un novello dottor Frankenstein: ma anche in questo caso Metatron appare per entrare in una fanciulla ebrea e salvare il suo popolo…

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