giovedì 13 dicembre 2007

Valerio Massimo Manfredi - L’impero dei draghi

Assedio di Edessa, 260 d.C.: nel tentativo di attuare una trattativa di pace con il suo avversario Shapur di Persia, l’imperatore romano Valeriano cade in una trappola e viene preso prigioniero. Metello Aquila e dieci dei suoi uomini più valorosi e fidati, piuttosto che salvarsi da codardi, preferiscono tentare di salvare il loro imperatore ma vengono fatti prigionieri anche loro. Tra l’altro, al povero Metello gli ammazzano pure la moglie che era venuto ad avvisarlo, nella più classica delle scene copiata dal film Il gladiatore. Il destino dei prigionieri è terribile: rinchiusi in una miniera da cui nessuno è mai riuscito a fuggire, marciranno ai lavori forzati come miserabili malfattori. Valeriano è il primo a morire di stenti ma Metello e i suoi compagni riescono a fuggire attraverso segreti cunicoli sotterranei, portando con loro le ceneri dell’imperatore, aiutati dal vecchio Uxal. Rifugiatisi in un’oasi, incontrano il mercante indiano Daruma che li ingaggia come milizia privata per scortarlo fino  in India, dove condurrà con se anche un misterioso personaggio braccato dai persiani che li ingaggia come milizia privata per scortarlo nel suo paese, la misteriosa Sera Maior, il lontano regno della seta: la Cina. Da quel momento per il manipolo di romani ha inizio, neanche fosse Il Milione di Marco Polo, un viaggio attraverso le foreste dell’India, le montagne dell’Himalaya e i deserti dell’Asia centrale, fino alla Cina. Qui scoprono che il misterioso personaggio è in realtà il principe Dan Qing, in lotta per difendere il suo regno dal feroce usurpatore Wei, e vengono coinvolti nella guerra contro la setta di invincibili guerrieri che lo protegge, le sanguinarie Volpi volanti. Metello vede perire i suoi in un combattimento nell’arena, potrebbe morire anche lui ma viene salvato dall’intervento (a distanza?) della bella Yun Shan, con cui naturalmente vive una storia d’amore. Il massimo è che poi, una volta guarito, viene erudito nelle arti orientali, in pieno stile L’utimo samurai con Tom Cruise. Naturalmente il confronto con l’armata di Wei è impari, e allora Metello e Dan Qing vengono sostenuti, nello scontro finale, dagli spettri di una legione romana scomparsa ai tempi di Augusto, che riprende vita per battersi al fianco di un comandante romano (sembra un prodigio metafisico, in realtà c’è il trucco). Ma, invece che restare in Cina a godersi la vittoria e la vita con la sua bella, il duro e coscienzioso Metello decide comunque di ripartire per portare a compimento la promessa fatta al morente Valeriano (salvare l’impero dalla distruzione, ovviamente!), torna indietro e non manca di passare a raccogliere le ceneri del vecchio imperatore per dare loro degna sepoltura. Complimenti per la fantasia. Purtroppo, il mio giudizio non è cambiato: troppo pesante nello scrivere, Manfredi abbonda di particolari e termini desueti e assolutamente non funzionali alla storia (cosa dovuta alla sua professione di archeologo), senza che il suo tono di solennità riesca a diventare “stile”. Inoltre, non solo la trama è a dir poco strampalata, ma i personaggi stessi sono tagliati con la scure: ci sono solo buoni e cattivi, con i due protagonisti Metello e Dan Qing che devono necessariamente apparire come figure emblematiche di due civiltà (non per niente il romano si chiama Aquila, come lo stemma delle legioni romane, che si contrappone al drago dell’impero cinese). Ciò che però appare più grave è proprio la struttura del romanzo: chiaramente interessato a costruire un background che gli permettesse di creare una storia compiuta, Manfredi non è assolutamente riuscito a controllare i piani narrativi (e qui mi meraviglio molto che non sia intervenuto il suo editor). Inizialmente infatti presenta quattro differenti punti di vista (quello dell’Imperatore catturato e dei suoi legionari, quello di Shapur di Persia, quello del nuovo imperatore succeduto a Valeriano e quello del figlio di Metello), ma poi li perde misteriosamente per strada lasciando spazio solo alla storia di Metello e dei soldati. Il tutto si riduce quindi alla solita storia di onore e fedeltà, con i buoni e impavidi romani che rispettano la parola data pur rimanendo fedeli ai propri principi. Abbastanza scontata poi la descrizione del confronto fra le civiltà, oggi molto di moda ma francamente letta e straletta ormai non so davvero più quante volte.

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