sabato 5 luglio 2008

Candace Bushnell - Sex and the City

Non sono mai stato né un fan spassionato dell’omonima serie né un suo particolare detrattore, e non ho quindi alcuna preclusione nel trattare questo libro, recentemente tornato alla ribalta in seguito all’uscita del film. È bene precisare fin d’ora, però, che esso, basato sulla rubrica tenuta dall’autrice sul New York Observer, c’entra davvero poco (per non dire che non c’entra nulla) con la famosa e pluricelebrata serie televisiva che ne è stata tratta. Le stesse protagoniste sono infatti citate solo sporadicamente, a eccezione di Carrie e la sua storia con Mr Big (che fa da collante alle varie storie), ed è evidente che in televisione le molte sfaccettature dei personaggi sono state addolcite e semplificate per rendere le quattro amiche dei tipi in cui potersi rispecchiare e divertire. Piuttosto, i vari capitoli del libro raccontano le squallide nottate di sballo e sesso facile (oltre a alcol e droga) a New York, di donne prive di scrupoli a caccia di affaristi individualisti, economisti egoisti e scrittori o editori alla moda. Il panorama è quanto più deprimente e squallido si possa immaginare, e ritrae la doppia faccia del sogno americano, delle ragazze che arrivano a New York con un sogno e finiscono a gambe aperte in qualche salotto raffinato o oggetto di strampalate perversioni (club per scambisti e sesso di gruppo, sveltine ingloriose, fino a chi sogna di fare sesso a tre). Un mondo in cui il romanticismo è stato ucciso dal rampantismo e la responsabilità dal preservativo: donne che non sopportano l’idea di legarsi per sempre a qualcuno e che non sono pronte per la vita familiare, oppure innamorate di un’idea di uomo ma non di un uomo reale, e che quindi riversano sui figli quelle ansie d’impegno che gli uomini non possono soddisfare. Non manca neppure chi pensa che un’avventura lesbica sia il modo migliore per dimenticare i propri problemi con gli uomini. Proprio gli uomini non fanno una gran bella figura, e magari i migliori sono gay e i peggiori sono gay ma non sanno di esserlo (forse l’unico che si salva, o almeno che possiede delle qualità, è Mr Big). Ho apprezzato le citazioni di film terribili che credevo di aver visto solo io (RivelazioniL’ultima seduzione e Amici per gioco, amici per sesso), ma in definitiva penso che questo libro sia più valido come documento sociologico sulla vita sessuale delle donne in carriera degli anni Novanta, piuttosto che come opera letteraria completamente riuscita. Non che sia scritto male, anzi; ritengo sia un bell’esempio di vuoto pneumatico.

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