sabato 5 luglio 2008

Diablo Cody - Candy Girl

Questo libro (sottotitolo Memorie di una ragazzaccia per bene) è il racconto dell’esperienza autobiografica come spogliarellista di Diablo Cody, geniale sceneggiatrice (ormai di culto) premiata a Hollywood con l’Oscar per la sceneggiatura del film Juno. A 24 anni, laureata, trasferitasi da Chicago a Minneapolis per seguire il suo ragazzo musicista Jonny (padre separato di una bambina), lavora in un’agenzia pubblicitaria con buoni risultati ma decide, di punto in bianco, di partecipare a una serata in un locale di striptease come spogliarellista dilettante. Di fronte a tutti quegli uomini che la divorano con gli occhi, prova un’emozione indimenticabile, una sorta di fascinazione da potere, e butta tutto all’aria per dedicarsi interamente alla sua nuova attività. Con vari pseudonimi (Bonbon, Cherish e Roxanne) cambia vari locali passando attraverso diverse esperienze, quindi finisce a fare la bambolina del sesso dietro una vetrina per maschi vogliosi, torna in uno strip club ma alla fine scoppia per esaurimento nervoso (e guardandosi allo specchio quasi non si riconosce più). Ma qual è la ragione di questa scelta? È difficile comprenderlo, l’autrice stessa dice alla fine che non c’è una morale per i lettori, ma è illuminante che lei dica, quando esce dal locale dove ha comprato l’attrezzatura, «mi sentii come una puttana qualsiasi. Fu il giorno più bello della mia vita». Nelle interviste Diablo ha sostenuto con fierezza che l’essere diventata spogliarellista le ha permesso di fuggire dalla dimensione del lavoro retribuito e da una vita strangolata dalla normalità e dal perbenismo. Il bello, infatti, è che il suo racconto è del tutto privo di moralismo e di tutte quelle costruzioni sociologiche che piacciono tanto agli scrittori/registi intellettuali (tipo l’ottica sindacalista a favore delle spogliarelliste sfruttate e mal pagate, spesso costrette a fare i conti con maternità difficili e problemi insostenibili). Anzi, è molto più illuminante una testimonianza del genere per capire il terrificante meccanismo di questi locali, che chiedono alle ragazze una percentuale mostruosa sui loro guadagni e pretendono pure che queste vendano bibite o oggetti di merchandising (tanto che le spogliarelliste alla fine quasi ci perdono e si indebitano col locale!), con proprietari non fanno niente e intascano 7 dollari su 20 per una lap dance e 21 su 60 per una bed dance (interessante poi la notazione lessicale che nessuno nel ramo dice “spogliarellista” ma “entertainer”, ovvero “intrattenitrice”). La sua scrittura è vivace e impertinente, quasi irriverente ma irresistibile (come i dialoghi di Juno), e non rinuncia alle scurrilità esplicite e ai particolari disgustosi o surreali, con un agghiacciante campionario di perversioni maschili che dovrebbero far vergognare chiunque per il grado di abiezione che può toccare l’essere umano. Molti i personaggi memorabili, come l’inserviente dark addetto alle pulizie che indossa una maglietta con la scritta “fumo crack e amo Satana”, la collega con il vibratore rumoroso come un tagliaerba a motore, o la ragazzina che se la tira da ninfetta e invece ha «l’aria di essersi frustata ripetutamente con una catena da neve in preda a un’allucinazione di origine tifoide». Particolarmente divertente la parte in cui la nostra protagonista si ritrova a  fare la centralinista di un servizio telefonico erotico, alle prese con delle istruzioni di lavoro involontariamente comiche (e si chiede se non farebbe meglio a fare la copywriter). Scorrendo le pagine di questo libro, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a un personaggio unico, per cultura e personalità: l’autrice ha una conoscenza cinematografica e musicale spaventosa, e spesso si avvicina al Nick Hornby di Alta fedeltà e 31 canzoni per quanto riguarda le considerazioni sulle hit e i gruppi musicali che hanno a che fare con il mondo dello spogliarello (le dieci canzoni migliori per spogliarsi, oppure le dieci da evitare con cura). Assolutamente consigliato, a patto di non scandalizzarsi.

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