giovedì 21 agosto 2008

Clive Staples Lewis - Il principe Caspian

In occasione dell’uscita del secondo film della saga delle Cronache di Narnia, mi sono riaccostato all’opera fantasy di Lewis, di cui avevo avuto modo di apprezzare i primi due episodi. Questo capitolo si pone direttamente in continuità con Il leone, la strega e l’armadio, anzi, comincia là dove quello si era fermato: è passato un anno da quando i quattro fratelli Pevensie (Peter, Edmund, Susan e Lucy) sono entrati, attraverso il famoso armadio, nel mondo di Narnia. Sta per ricominciare la scuola, e i ragazzi sono in una stazione ferroviaria di campagna ad attendere i treni che li porteranno a destinazione: i maschi in una scuola, le femmine in un’altra, secondo gli usi del tempo. ma improvvisamente Lucy (la prima a entrare attraverso l’armadio nel libro precedente) si sente trascinare via da una forza invisibile, e grida. È Edmund a comprendere che sta per accadere qualcosa di magico, e invita gli altri a restare tutti uniti. In pochi istanti il binario, i bagagli, la stazione stessa si volatilizzano e i ragazzi, impauriti, si ritrovano nel mezzo di una foresta. Cominciano a muoversi per Narnia, e giungono nientemeno che alle rovine di Cair Paravel, il castello nel quale avevano regnato nell’età dell’oro di quella terra. Salvano poi dalle grinfie di due guardie uno gnomo, Trumpkin, che racconta loro come le cose sono molto cambiate, e che molta della vecchia magia è scomparsa. Innanzitutto sono passati ben mille anni (nel tempo narniano) dalla loro precedente venuta, e che Narnia è stata conquistata dai Telmarin, malvagi esseri umani provenienti dall’altra parte del mare, i quali hanno sterminato gli animali parlanti e le creature magiche, costringendo i pochi rimasti a vivere nascosti. Gli stessi quattro re (i fratelli Pevensie) sono ormai un ricordo per gli abitanti di Narnia, quasi una leggenda raccontata dai poeti. Ma proprio dai Telmarin sorge un eroe tredicenne, Caspian, nipote del perfido re Miraz, usurpatore del potere, che ascoltando da una sua tutrice dei racconti sulla vecchia Narnia, prova un sentimento di nostalgia e di rimpianto per quel mondo antico. Viene quindi affidato a un istitutore, il dottor Cornelius, una buffa figura metà uomo e metà gnomo, che progressivamente si affeziona al ragazzo e, stimolato dalle sue domande e dalla sua passione per la storia, comincia a raccontargli le antiche vicende di Narnia, dei suoi valorosi antenati, e dei quattro ragazzi predestinati che giunsero un giorno a sconfiggere la Strega Bianca. Gli parla anche del mitico leone Aslan, cosa che nessuno aveva fatto in precedenza, e mettendo a rischio la sua stessa vita, rivela che Miraz è un usurpatore, che ha ucciso anni prima il padre di Caspian, e che governa Narnia come un despota, progettando di eliminare anche lui prima che possa raggiungere la maggiore età e rappresentare un pericolo. Cornelius, che vede nel cuore di Caspian e ha compreso quanta virtù vi sia in lui, lo fa fuggire dal castello consegnandogli una preziosa reliquia: il corno appartenuto, secoli prima, alla regina Susan. Caspian cerca quindi di ritrovare, nei boschi, le poche creature rimaste dall’età dell’oro, e di unirsi a esse per tentare di riportare quella terra al suo antico splendore, e suona il corno, che riporta a Narnia i fratelli Pevensie, richiamati da una misteriosa forza per aiutare Caspian a cacciare dal trono re Miraz. Naturalmente, i nostri eroi potranno contare sull’aiuto di Aslan, che all’inizio sembra essere sparito e non parlare più agli abitanti di Narnia, tanto che molti credono sia solo una leggenda (interessante questo particolare sul silenzio di Dio nella storia): è Lucy a non smettere mai di credere in lui e a ritrovarlo. Ancora una volta, come nel Signore degli Anelli, a opporsi contro il male è la follia secondo il mondo: quattro ragazzi, un principe appena adolescente, degli gnomi e un topo moschettiere di nome Ricipì, un concentrato di coraggio e determinazione. Spassoso l’episodio in cui quest’ultimo rivolge una supplica ad Aslan perché gli procuri una nuova coda dopo aver perso la sua in battaglia: il grande leone è perplesso, perché pensa si tratti di un piccolo peccato d’orgoglio, ma quanto tutti i topi suoi compagni si dicono pronti a tagliare le proprie code per evitare che il loro capo si senta umiliato nei loro confronti, Aslan rimane colpito da tanta lealtà e solidarietà da convincersi a ridonare la coda a Ricipì. Con Caspian, Lewis realizza un personaggio che riassume gran parte delle caratteristiche dell’eroe antico, del cavaliere, del predestinato, di colui che è chiamato a riportare l’ordine e la giustizia, a combattere per il bene contro il male, disposto a mettere a repentaglio la sua vita pur di fare del bene. Un ideale forse criticabile, ma profondamente inserito nell’etica cavalleresca cristiana. A dire la verità, il film è riuscito a fare anche meglio, inserendo nella sceneggiatura temi molto profondi e maturi che nel libro sono addirittura assenti, quali l’orgoglio di Peter che, accecato dalla sua missione, attacca il castello di Miraz e a riporta una desolante sconfitta, e la violenta competizione tra Peter e Caspian, con quest’ultimo che è disposto a evocare la Strega Bianca pur di avere la meglio sul rivale. Ancora una volta, mi sento di consigliare obbligatoriamente l’edizione con le splendide illustrazioni realizzate da Pauline Baynes, recentemente scomparsa.

Nessun commento:

Posta un commento