sabato 24 gennaio 2009

Candace Bushnell - Lipstick Jungle

New York è una giungla di rossetti, «uno dei posti dove una donna può non solo sopravvivere, ma dominare». Questo il teorema del libro di Candace Bushnell (famosa autrice di Sex & The City e ritenuta, chissà perché, una scrittrice di talento), da cui è stata pure tratta l’omonima serie televisiva che avrebbe dovuto rilanciare Brooke Shields ma che si è rivelata un flop. Ora, i perché dell’insuccesso sono presenti già tutti nel romanzo, che vorrebbe essere lo stesso Sex & The City (che già come romanzo non funzionava) in salsa più matura, con più drammi esistenziali da sgallettate over quaranta piene di responsabilità lavorative-casalingo-familiari, con un miliardo di cose da fare ma ancora bellissime, dinamiche, giovanili e attraenti. Ovviamente, sono ricche e potentissime ma in fondo (ebbene sì) persone normali e semplici coi problemi delle persone normali e semplici. C’è Wendy Healy, presidente della Parador Pictures, che sta lavorando alla produzione del film più importante della sua carriera, quello che alla fine dovrebbe valerle il tanto agognato Oscar, ma che è posta di fronte alla scelta famiglia o carriera, col marito fighetto che si sente umiliato perché lui non fa niente ed è mantenuto dalla moglie; la situazione peggiore sempre di più, finché il marito non chiede il divorzio e fugge coi figli per continuare a fare il padre (e poi si parla di fuga dalle responsabilità…). C’è Nico O’Neilly, direttrice della patinatissima rivista Bonfire, che ha un marito con cui non fa più sesso da una vita e pure una figlia, ma comincia una torrida relazione con un modello di biancheria intima (si sa, la routine uccide la passione); si liscia il suo mefistofelico capo megagalattico per far fuori un suo superiore e soffiargli il posto, poi ha una crisi di coscienza e si pente, quindi lascia l’amante per il bene della famiglia. Infine, Victory Ford fa la fashion designer, ha una storia con un miliardario eccentrico ma rischia di mandare tutto all’aria per la sua smania di non venire aiutata da nessuno (lei non ne ha bisogno, e non vuole ringraziare nessuno). La morale è tutta qui: le donne di successo fanno fatica a venire accettate dagli uomini, ma fanno fatica anche loro ad accettare uomini più vincenti, e non possono che avere i problemi che tutti gli uomini hanno con le moglie se accettano diventare loro “uomini” all’interno del loro rapporto. Troppa grazia. Almeno la Kinsella e la Weisberger sono divertenti, la Bushnell mantiene sempre un tono serioso e melodrammatico che fa affogare il tutto nel grigiore e nella noia. Per di più, se anche la bolsissima serie ha sentito la necessità di cambiare trama dopo il primo episodio, forse ci sarà un perché.

2 commenti:

  1. non sono assolutamente d'accordo con quanto scritto sopra. Io l'ho trovato divertente e per nulla noioso al contrario della Kinsella che scrive sempre e solo le stesse cose...lei sì che è ripetitiva e per nulla coinvolgente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, opinione mia, la Kinsella è sempre divertente se presa per quello che è. La Bushnell è noiosissima, almeno per i due libri che ho letto (anche se è passato un secolo)

      Elimina