domenica 29 agosto 2010

Benedetta Craveri - Maria Antonietta e lo scandalo della collana

Davvero formidabile questo libretto dalla scarsa foliazione e dal piccolo formato che analizza con piglio critico (ma molto brio) la storia dello scandalo e del processo più celebre della Francia dell’Ancient Régime, collocato a metà degli anni Ottanta del Settecento e passato alla storia come “affaire du collier”. La regina venne pubblicamente accusata di avere in un primo tempo accettato l’acquisto di una costosa collana per il tramite del cardinale di Rohan e di aver poi negato il fatto, incolpando il cardinale, una volta che la notizia era divenuta pubblica; la regina apparve così una dilapidatrice delle casse dello Stato e una mentitrice. Ovviamente, si trattò di una grandissima truffa ordita dalla fervida mente di un’avventuriera senza scrupoli, la contessa Jeanne de la Motte, presunta discendente dei Valois e disposta a tutto pur di recuperare un titolo che le apparteneva, a sua detta, di diritto: fu lei, dopo molteplici tentativi di farsi restituire i possessi ereditari presso la corte (con tanto di finto svenimento alla presenza della regia), a irretire il cardinale di Rohan, mondano primate di Francia dal tenore di vita piuttosto sostenuto intenzionato a fare qualsiasi cosa per diventare ministro e recuperare il favore di Maria Antonietta, sua nemica sin da quando egli era ambasciatore a Vienna (uomo di mondo molto scaltro, aveva messo in cattiva luce l’imperatrice Maria Teresa agli occhi della favorita di Luigi XV, Madame Du Barry). Protettore di Cagliostro, che lo iniziò alla scienza alchemica, ai misteri egizi e alla ricerca della pietra filosofale, fu talmente sciocco e superficiale da credere che Jeanne de la Motte fosse una confidente intima della regina, da non accorgersi di un carteggio falsificato e da accettare un finto incontro con una sosia della regina di notte nel boschetto di Versailles. Benedetta Craveri analizza la vicenda attraverso le varie fasi (l’arresto, la truffa, il processo e la sentenza) e i suoi protagonisti (la regina Maria Antonietta, il cardinale di Rohan, la contessa de La Motte), giungendo a dimostrare come sarebbe bastato far requisire i diamanti in Inghilterra, richiudere coloro che avevano ordito la truffa ed esiliare il cardinale nella più modesta delle sue abbazie, per risolvere la cosa senza troppe conseguenze; invece il re, per difendere l’onore della regina e darle soddisfazione nel punire un uomo che ella detestava, fece rinchiudere Rohan alla Bastiglia e istruire un processo investendo del caso il Parlamento. Ovviamente, questo arresto fu visto dalle classi privilegiate (aristocrazia e clero) come uno scandaloso esempio di abuso di autorità da parte della corona, e questo portò alla sorprendente sentenza di assoluzione. Errori di giudizio e di intelligenza politica che contribuirono a trasformare un banale caso di truffa in uno scandalo senza precedenti, destinato a trascinare nel fango la reputazione della regina e, con essa, il prestigio della corona. Il processo (all’epoca a porte chiuse) si rivelò uno spettacolo esilarante durante il quale la contessa de la Motte diede fondo a tutte le sue risorse di attrice e profittatrice, mentre Cagliostro si presentò vestito di taffettà verde a ricami d’oro, con innumerevoli treccine che gli cadevano sulle spalle, definendo sé stesso un nobile viaggiatore capace di risalire il corso dei tempi e divenire qualunque persona volesse essere, tanto che alla fine della sua esibizione i giudici si trattennero a stento dall’applaudirlo. Particolari che non sfuggirono ai giornali del tempo, che seguivano appassionatamente la vicenda e che per la prima volta ebbero una tale diffusione da attirare abbonati in tutta Europa, soprattutto grazie alle testimonianze degli avvocati, legati al mondo parlamentare e in seguito impegnati a favore della Rivoluzione. Una campagna mediatica su larga scala realizzata anche attraverso i canali della stampa clandestina e il linguaggio egualitario della pornografia, priva di qualsiasi scrupolo nel gettare fango su persone e istituzioni; oltre che, naturalmente, il finanziamento di gruppi di potere schierati contro l’assolutismo regio. Su tutta la vicenda permangono ancor oggi fosche nubi, soprattutto a proposito delle strategie utilizzate dalla corona e del grado di coinvolgimento di Maria Antonietta (sembra che l’incontro tra il cardinale e la finta regina nel boschetto sia avvenuto con la complicità della vera regina, intenzionata a mettere in ridicolo Rohan), tanto più che Jeanne de la Motte in carcere venne trattata come un personaggio di alto rango e ricevette la visita della contessa di Polignac, amica intima della regina, prima di potersene fuggire indisturbata dopo un solo anno di detenzione.

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