sabato 8 ottobre 2011

Victor Hugo - Notre-Dame de Paris

È proprio vero che i libri cambiano. È soprattutto il caso di “Notre-Dame de Paris”, una delle opere più famose del romanticismo francese, che indubbiamente rappresenta per me un baluardo nella mia formazione letteraria, capace di affascinare la mia immaginazione di liceale qualcosa come ben quattordici anni fa. Ecco, oggi ha destato in me molta meno impressione. Grazie a un mito che si è alimentato nel corso del tempo e ha portato a numerose riduzioni cinematografiche e teatrali (provate a recarvi nei pressi della cattedrale di Notre-Dame a Parigi e cercate di contare quali bar e caffè non hanno un’insegna direttamente ispirati alla vicenda in questione!), la trama è arcinota: sullo sfondo di una Parigi medievale, sinistra e tumultuante, la bella zingara Esmeralda è contesa tra il deforme campanaro Quasimodo, il poeta Gringoire, il capitano delle guardie Pohœbus (che dapprima appare eroico e galante, ma poi si rivela semplicemente un uomo in cerca di dolce compagnia e privo di sentimenti) e, soprattutto, l’arcidiano Claude Frollo, vera anima nera della vicenda ed erede del monaco Ambrosio nel mitico “Il monaco” di Lewis. È quest’ultimo che cerca di far rapire la zingara e che poi, scoprendola in atteggiamenti di intimità con Pohœbus, pugnala quest’ultimo facendo ricadere la colpa su di lei. Condannata all’impiccagione, la ragazza viene salvata da Quasimodo (innamorato di lei in quanto è stata l’unica a dargli da bere quando è stato condannato pubblicamente a subire la tortura della ruota), il quale invoca il diritto di asilo nella cattedrale di Notre-Dame. Dopo aver ricevuto altri rifiuti in cambio del suo aiuto, Frollo consegna Esmeralda alle autorità e, alla fine, assiste all'esecuzione da una delle torri della cattedrale provando un piacere sadico, mentre il campanaro furioso lo scaraventa giù provocandone la morte. L’opera non è affatto unitaria e presenta numerosi raccordi: romanzo storico e melodrammatico (la scena straziante di Esmeralda che, in carcere, ritrova la madre impazzita dopo averla persa), intende porsi anche come opera filosofica e, al contempo, illustrazione della cattedrale e difesa dell’arte gotica, con le medesime lunghe digressioni che troviamo anche nei “Miserabili”. L’intera vicenda completamente investita dalla fatalità, quell’anànke che l’arcidiacono scrive sul muro del suo studio, per indicare che la vita umana e il corso delle cose siano retti da una logica implacabile, contro la quale la volontà è impotente (anche al di là della lotta tra la ragione, il desiderio e la fede che si tiene nell’arcidiacono). Per il resto, il medioevo di Hugo è quello mitico della superstizione e degli errori giudiziari, insomma a suon di cliché romantici che ben poco hanno a che spartire con la realtà: lo stesso famoso capitolo “Questo ucciderà quello” non fa altro che esporre l’idea tanto cara al romanticismo dell’architettura come libro aperto a uso delle masse incolte prima dell’avvento della stampa e della circolazione delle idee. Alcuni attimi voluttuosi e scabrosi per l’epoca (Gringoire che guarda Esmeralda dal buco della serratura, Frollo che spia appassionatamente la scena d’amore tra Pohœbus e la zingara) sono tipici del romanzo gotico, mentre la struttura dei primi due libri è tipicamente teatrale dal momento che i fatti si svolgono unitariamente in un’unica giornata, il 6 gennaio 1482, dove ci vengono presentati tutti i personaggi e il poeta Gringoire, dopo il fiasco della sua rappresentazione (un vero e proprio spettacolo teatrale medievale in una struttura narrativa teatrale!), per poco non viene impiccato e si trova poi sposato con Esmeralda (che ha pietà di lui) secondo il rito degli egiziani. La ricostruzione d’epoca non funziona troppo bene, per la stessa natura bizzarra dei personaggi del romanzo (il povero sognatore e anacronistico Gringoire, il mostruoso Quasimodo o la zingara egiziana Esmeralda non possono contribuire certo a dare la sensazione del periodo, così come il povero Luigi XI, che appare giusto per recitare la parte di deus ex machina dell’intera vicenda), ma i grandi quadri dell’elezione del papa dei folli, il processo per stregoneria e l’assedio di Notre-Dame da parte dei mendicanti sono decisamente suggestivi.

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