venerdì 27 gennaio 2012

George R.R. Martin - Il regno dei lupi

A dispetto della loro mole, i romanzi fluviali di George R.R. Martin (ormai, dopo la serie televisiva Il trono di spade, diventati un must per tutti gli appassionati di fantasy) si leggono che è un piacere. Non richiedono un grande sforzo e hanno delle cadute di volgarità che potrebbero non garbare a tutti, ma hanno il pregio di appassionare con una trama veramente al servizio della complessità dei personaggi creati (e per questo Martin è molto meglio di un Ken Follett qualsiasi). In questo terzo capitolo (in realtà la prima parte dell’originale Lo scontro dei re, per le note decisioni editoriali della Mondadori che per inciso ha scelto una copertina orrida e totalmente estranea ai contenuti del romanzo), i punti di vista dei personaggi passano da otto a nove e vengono introdotti delle nuove figure: Stannis Baratheon, fratello del defunto re Robert e per questo (sobillato dalla sacerdotessa Melisandre) ben intenzionato a prendersi il potere facendo la guerra all’altro fratello, Renly, e denunciando l’incesto (per nulla inventato!) tra la regina Cersei e il fratello Jaime Lannister, mentre il loro figlio Joffrey, un odioso moccioso che si diletta in meschinità e violenze, siede sempre sul trono. Nella lotta mortale si inserisce però anche Robb Stark, figlio del decapitato Ned e ora eletto re del Nord e in guerra contro il braccio armato della monarchia rappresentato da Tywin Lannister (padre di Cersei e Jaime). L’altro Lannister, il nano Tyrion, il più cinico ma anche quello più astuto (e in definitiva più simpatico), arriva a corte come nuovo Primo Cavaliere e, con un abile gioco d’astuzia, comincia a prendere le misure di chi detiene il vero potere: l’infido Petyr “Ditocorto” Baelish, l’eunuco Varys (detto "il Ragno Tessitore") e l’ipocrita gran maestro Pycelle. Il figlio bastardo di Ned Stark, Jon Snow, si avventura al di là della Barriera insieme agli altri Guerrieri della Notte alla ricerca dei confratelli scomparsi, sostando presso il castello di un bruto che sposa le proprie figlie e genera con loro altre figlie e abbandona invece i figli maschi alle oscure presenza della Foresta Stregata. Le sue sorelle Sansa e Arya, invece, sono prigioniere dei Lannister: la prima alla corte di Approdo del Re, promessa sposa al re Joffrey (dal quale viene umiliata quotidianamente); la seconda direttamente alla fortezza dei Lannister, dopo aver cercato di fuggire verso Grande Inverno con un Guerriero della Notte e il suo seguito di nuove reclute ma essere caduta in un attacco degli sgherri dei Lannister (alla ricerca di un fabbro che, incidentalmente, era anche figlio illegittimo del defunto re Robert). Pochissimo spazio viene dedicato a Daenerys Targaryen, che ha appena risvegliato tre draghi e marcia ora verso est nella direzione indicata da una grande cometa rossa comparsa nei cieli e affronta un pericoloso cammino attraverso un territorio desolato, mentre è molto bella e riuscita la parte del baldanzoso Theon Greyjoy che, dopo dieci anni come ostaggio di lusso a casa Stark, rientra a Pyke, nelle Isole di Ferro, per sottoporre al padre la richiesta di aiuto del suo re e, credendo di essere accolto in pompa magna, finisce a letto con sua sorella (lui ignora il particolare, lei ovviamente no) e scopre che suo padre lo ritiene un rammolito e intende costruirsi con la forza un regno tutto suo (tanto per cambiare). Insomma, non accadono grandi avvenimenti (giusto la battaglia e la cattura di Arya e l'assedio finale di Capo Tempesta) e il sospetto che Martin potrebbe tirarla avanti all’infinito si è ormai tramutato in certezza: come narratore, però, bisognerebbe tributargli un monumento.

Nessun commento:

Posta un commento