martedì 4 dicembre 2012

Brian Sibley - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato. La guida ufficiale al film

Tutto è pronto, l’evento per i fanatici tolkieniani (categoria di cui mi vanto di far parte) è prossimo. Finalmente, dopo una lunghissima e spasmodica attesa, i cinema di tutto il mondo stanno per venire invasi dal primo film della nuova trilogia di Peter Jackson, Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, capace di riportare, una decina d’anni dopo la trilogia del Signore degli Anelli, l’entusiasmo per l’opera di J.R.R. Tolkien e per la Terra di Mezzo (difficile non pensarla come la Nuova Zelanda) alle stelle. Oltre alla ripubblicazione del romanzo su cui la nuova pellicola si basa, Lo Hobbit per l’appunto, riproposto da Bompiani in varie appetitose edizioni (me ne occuperò, ovviamente), le librerie sono già state riempite di volumi specificamente dedicati al film, come questa corposa guida ufficiale che presenta una copertina con il nostro caro Gandalf (l’attore Ian McKellen) che stringe la spada Glamdring. L’autore, Brian Sibley, aveva compiuto un lavoro analogo all’epoca del Signore degli Anelli (che non ho letto), ma questo libro mi ha ricordato molto un vecchio speciale uscito per la rivista Ciak in occasione dell’uscita del film Le due torri che, sebbene indugiasse ancora sulla discussione se Tolkien fosse di destra o di sinistra (molto in voga a quei tempi), risultava un prodotto decisamente ben fatto e gradevole. Leviamoci subito il dubbio: può questo libro essere indicato per tutti quei fanatici che vogliono sapere in anteprima cosa ci sarà nel film con un certo livello di dettaglio? La risposta è semplicissima: no. Tutto il libro, che presenta molte belle fotografie, è un gigantesco dietro le quinte che racconta la genesi e la realizzazione del film attraverso le parole del regista Peter Jackson (inizialmente avrebbe dovuto dirigerlo Guillermo Del Toro) e la presentazione degli attori e dei loro personaggi, passando per le scenografie (ispirate dai geniali illustratori Alan Lee e John Howe), i costumi, il trucco, i combattimenti e le armi, tanto che sembra di assistere agli extra di un DVD. Non si parla della trama, se non molto genericamente (si desume che Bilbo Baggins, lo hobbit protagonista, ha la casa invasa da un plotone di nani guidati dal mago Gandalf, parte con loro per un’avventura formidabile e che lungo la strada i nostri eroi incontreranno tre troll e un esercito di orchi, tutte cose molto generiche per chi non ha mai letto il libro), ma capisco che non si potesse raccontare molto di più, un po’ per mantenere desta l’attenzione per l’uscita del film, un po’ per non portare via potenziali clienti dagli altri libri ufficiali in questi stessi giorni (a cominciare da Il racconto del film di Jude Fisher). Inoltre, Brian Sibley parte sempre dal presupposto che i film de Lo Hobbit siano ancora due, mentre in realtà lo stesso Peter Jackson ha dichiarato qualche mese fa che il materiale girato è talmente tanto che i film sarebbero stati tre (da più parti è sorto il dubbio che quella dei tre film fosse sempre stata l’idea iniziale). Dove il volume si rivela interessante è nella spiegazione dello sviluppo dei personaggi, con gli sceneggiatori (lo stesso Peter Jackson insieme a Fran Walsh e Philippa Boyens) impegnati a spiegare come e perché hanno deciso di puntare molto sulla caratterizzazione dei tredici nani, ognuno con le proprie caratteristiche e con un proprio background socioculturale di appartenenza (si scopre anche che il personaggio di Ori è stato immaginato sulla base del provino dell’attore Adam Brown), per via della necessità di dotarsi di un variegato gruppo di personaggi scarsamente caratterizzati nell’originale e, per forza di cose, obbligati a rivaleggiare con i carismatici componenti a tutto tondo della Compagnia dell’Anello. Insomma, si intuisce la bontà dell’operazione compiuta, anche a dispetto delle critiche degli integerrimi puristi dell’opera tolkieniana che non mancheranno di recarsi al cinema muniti di matita rossa e blu per appuntare tutti gli errori e le discrepanze rispetto al romanzo originale (si è già registrata una petizione online a Peter Jackson perché eliminasse la scure piantata in fronte che si ritrova nel film il nano Bifur). Per il resto, grande atmosfera sul set, un cast adorante (ormai la trilogia cinematografica del Signore degli Anelli si è consolidata come parte integrante della nostra vita), una troupe di professionisti encomiabili, un grande fervore creativo e un’incredibile consapevolezza di stare realizzando un capolavoro. Due capitoli infine sono dedicati al 3D e alla ripresa digitale ad alta definizione a 48 fotogrammi al secondo, tecnica rivoluzionaria che sembra destinata a far risaltare ancora di più e in tutta la sua bellezza ogni singolo particolare dell’arredamento.

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