giovedì 21 agosto 2014

Roman Neugebauer - Mucha. La sua vita in parole e immagini

Il mio recente viaggio a Praga è coinciso con la scoperta di uno di quegli artisti capaci di folgorarmi in un istante: Alfons Mucha. Sarà il fatto che ho visitato il suo museo in Piazza della Città Vecchia, sarà per le tonnellate di merchandising con il suo nome e le sue opere che riempiono i negozietti turistici locali, fatto sta che me ne sono letteralmente innamorato. Ceco di nascita, capostipite dell'Art Nuveau nella Parigi fin de siècle, è passato alla storia come grafico e illustratore di poster, pannelli, calendari, etichette e cartoline (quando non per stoffe, tappeti o metallo, gioielli e mobili), spesso pubblicitarie. Le sue donne bellissime ed eleganti (davanti alle quali è impossibile rimanere indifferenti) dalle linee sinuose che si intrecciano per creare spirali e disegni decorativi, dalle vesti neoclassiche e dalle acconciature fluenti ed elaborate, con arabeschi, aureole, raggi e fiori rinchiusi in cornici geometriche, contribuiranno a imporlo come il più grande artista decorativo del mondo e a imporre il suo stile come la quintessenza dell'eleganza a livello mondiale. Questo libretto, da me acquistato direttamente nel bookshop dell'aeroporto di Praga, è una di quelle guide disponibili in varie lingue ma, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è veramente ben fatto e non presenta particolari refusi: soprattutto, è coloratissimo per la presenza di un sacco di opere di Mucha, in piccolo e grande formato, con la relativa didascalia, insomma una manna per chiunque voglia approfondire la figura di questo artista senza comprare un catalogo. Scopriamo che Mucha deve la sua fama alla realizzazione della locandina di Gismonda per la mitica attrice Sarah Bernhardt, così entusiasta del risultato da mettere l'artista sotto contratto per sei anni, e che l'impatto sul pubblico fu tale che i parigini durante la notte staccavano i manifesti dai muri raschiandoli con un coltellino, e inoltre che il suo mitico atelier, punto di incontro di artisti e letterati, divenne teatro di esperimenti e sedute spiritiche. Purtroppo, a un certo punto il patriota Mucha (che sempre più cominciò a indossare una rubashka russa per sottolineare la sua appartenenza al mondo slavo) decise che il ruolo da lui svolto non era sufficiente e che d'ora in poi avrebbe dedicato le sue forze alla realizzazione di un'epica slava: tornato in Boemia, criticò i suoi connazionali per aver voluto scimmiottare Parigi, Vienna e Monaco (inimicandosi così l'intellighenzia locale), tentò il successo negli Stati Uniti dove fallì come ritrattista perché tutti si aspettavano il suo vecchio stile, quindi tornò in patria dove si dedicò alla decorazione del Nuovo Palazzo Comunale di Praga e a una vetrata della cattedrale di San Vito, oltre che alle decorazioni di francobolli e banconote della neonata repubblica cecoslovacca e a una serie di 20 tele simboliche monumentali per la celebrazione dell'epopea slava (che suscitarono reazioni contrastanti), prima di morire in seguito alle torture della Gestapo. Il suo nome rimase però sempre legato alle illustrazioni Art Nuveau: un senso poi ci sarà, giusto?

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