venerdì 12 ottobre 2018

Helena Janeczek - La ragazza con la Leica


Premio Strega e Cinquina del Campiello, La ragazza con la Leica di Helena Janeczek è uno dei libri italiani più importanti dell’anno. Ricostruisce la storia di Gerda Taro (vero nome Gerta Pohorylle), fotografa ebrea tedesca esule dalla Germania nazista famosa per essere stata la compagna dell’ungherese Robert Capa (vero nome Endre Friedmann) e morta travolta da un carro armato durante la guerra civile spagnola nel 1937, prima donna reporter a cadere in battaglia. Gerda viene sempre ricostruita nel ricordo, in un’operazione labirintica di incastri spazio-temporali e di sottonarrazioni non cronologiche, raccontata da tre persone che l’hanno conosciuta e che la mettono in soggettiva come se la fotografassero (anche se la fotografa era lei!), dal loro punto di vista, nel suo ruolo di musa e ispiratrice, assolutamente lontana dal cliché della semplice compagna di Robert Capa: una è l’amica Ruth, con la quale Gerda ha condiviso il periodo parigino, mentre gli altri due sono due uomini, i cui racconti sono fatti a posteriori negli anni Sessanta, Willy Chardack, un suo pretendente, e Georg Kuritzkes, suo fidanzato per un periodo e impegnato a combattere per le Brigate internazionali. Ne emerge un personaggio sfaccettato e complesso, fisico e allo stesso tempo etereo, eroico e frivolo, profondamente umano e contraddittorio (non si tace dei suoi aborti), ma assolutamente affascinante grazie alle capacità letterarie dell’autrice, che spesso fa dare una risposta ai suoi interrogativi personali dai suoi tre punti di vista narrativi. Helena Janeczek mescola storia individuale e storia generale in un ibrido di fiction e non fiction (quindi non si sa dove finisce l'invenzione e dove inizia la testimonianza documentale) per raccontare un mondo di di esuli, profughi e apolidi, anarchici e comunisti, ma sempre internazionalisti, che si adattano in vari modi alla realtà contingente, tra ideali e timori: valga per tutti il caso di Gerda e Capa che per lavorare ricorrono allo stratagemma degli pseudonimi e inventano il personaggio hollywoodiano della fantomatica celebrità americana giunta a Parigi per spirito di avventura e per fare il fotografo in Europa insieme alla sua agente personale (mentre Friedmann è il suo factotum). Contrariamente a quanto dicono alcuni (tipo “Delude le aspettative degli appassionati di fotografia”) il romanzo fa emergere un’idea della fotografia, esattamente come la scrittura, come testimonianza e narrazione, non un semplice prodotto commerciale ma una cosa seria che ha bisogno della storia e dell’impegno personale per poter essere avvalorata: per tutti questi motivi, La ragazza con la Leica è un romanzo di gran lunga più complesso e impegnativo rispetto a Le assaggiatrici di Rosella Pastorino, più lineare e facile da seguire, e forse per questo più apprezzato dai lettori che hanno assegnato il Premio Campiello alla Pastorino: per alcuni infatti può risultare difficile seguire la vicenda della Janeczek nel suo complesso senza perdersi nei mille rivoli della narrazione. Inutile dire che, tra i due, io ho preferito di gran lunga La ragazza con la Leica.

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