martedì 18 dicembre 2018

Michail Bulgakov - Uova fatali / Cuore di cane

Le scoperte della scienza non portano sempre al bene, anzi. Lo dice Bulgakov in questi due racconti lunghi (o romanzi brevi?), Uova fatali e Cuore di cane, affini per lo stile umoristico-satirico, l’ambientazione (la Russia di metà anni Venti) e la tematica più o meno fantascientifica. Chiaramente non è Il Maestro e Margherita, ma poco importa: in entrambi è possibile ritrovare la verve dell’autore nel mettere alla berlina le contraddizioni della società sovietica, la stupidità delle istituzioni, la meschinità degli uomini e il servilismo degli intellettuali.

Nelle Uova fatali si racconta della straordinaria invenzione del professor Persikov, uno zoologo di grande caratura che, quasi per caso, scopre un raggio che ha strani effetti sugli organismi che sta esaminando: essi incominciano a mutare, a riprodursi in modo incontrollato e a diventare aggressivi. Vuole tenere la scoperta nascosta ma, purtroppo per lui, la notizia trapela e i giornali iniziano a parlarne. Nel frattempo in tutta l’Unione Sovietica scoppia un’epidemia aviaria che decima la popolazione delle galline: il funzionario statale Rokk (che in russo significa “sorte/caso”) ha l’idea di utilizzare il raggio rosso (poteva essere di un altro colore?) di Persikov per ricostituire e magari migliorare la popolazione delle galline, quindi dall’estero si fa arrivare delle uova. Il caso però ci mette lo zampino: infatti gli vengono recapitate delle uova di rettile che invece sono state chieste da Persikov per i suoi esperimenti, mentre allo stesso Persikov arrivano le uova di gallina richieste da Rokk. La potenza del raggio genera dei serpenti mostruosi e di dimensioni gigantesche che si riproducono in modo incontrollato e invadono l’intera Unione Sovietica al punto da minacciare Mosca, generando il panico; le prime vittime sono i collaboratori di Rokk e lo stesso Rokk con la moglie. Sempre il caso (il gelo, vero e proprio deus ex machinadella vicenda) provocherà la fine delle creature, dopo che nemmeno l’esercito non ha potuto nulla, ma questo non impedisce che il povero Persikov, ritenuto responsabile della calamità, venga linciato dalla folla. Più che un racconto di fantascienza, il racconto è una gigantesca critica alle istituzioni sovietiche, interessate a consolidare il proprio potere ma incapaci di comprendere il funzionamento delle cose (Rokk ha in mano uno strumento che non comprende ma che usa senza porsi problemi). E non è affatto un caso che l’invasione del Paese sia causata proprio da chi dovrebbe invece occuparsene. Da parte sua, Bulgakov interviene spesso nella narrazione con commenti personali e dà il meglio in episodi surreali come la descrizione della morte della moglie di Rokk alla quale un grosso serpente si infila sopra come un guanto, mentre la sua verve satirica e grottesca si realizza nella descrizione di Mosca travolta dalla gallinomania e del suo mondo artistico-letterario, messo letteralmente alla berlina per manifesta stupidità.

Ancora meglio fa Cuore di cane, piccolo gioiello narrativo che racconta la storia di Šarik (“Pallino”, nome di cane molto diffuso, equivalente al nostro Fido o Fuffi), un cane randagio trovato da un dottore, Filipp Filippovič Preobraženskij (letteralmente “trasformatore”), che lo porta a casa sua. Introdotto nel suo lussuoso appartamento, gode per qualche giorno di incredibili privilegi, agi e prelibatezze. Tuttavia la pacchia dura poco, perché il dottore, che compie esperimenti sugli animali espiantandone gli organi per ringiovanire i suoi pazienti, ha ben altri progetti: per la prima volta vuole tentare il processo inverso, impiantando l’ipofisi di un uomo nel cane. L’occasione gli si presenta quando il suo assistente Bormental’ gli procura un cadavere umano fresco (quello di un attaccabrighe ubriacone che frequentava i bassifondi ucciso in una rissa con una pugnalata al cuore), per quella che a tutti gli effetti appare come un’operazione fantascientifica d’avanguardia alla Frankenstein. Subito si verifica una progressiva umanizzazione del cane: Šarik perde le sue caratteristiche animali, comincia a camminare sulle zampe e a perdere il pelo, ma assume anche i peggiori tratti caratteristici dell’uomo (quindi si lascia andare al turpiloquio e molesta le domestiche). L’amministratore del condominio gli dona i libri fondamentali del comunismo, e già da qui vediamo la portata della satira di Bulgakov: l’uomo nuovo nasce da un ubriacone a cui è insegnato il comunismo. Il nuovo individuo, chiamato Šarikov, risulta essere ben peggiore dell’animale che era, ma nonostante questo riesce a incarnare le caratteristiche che un buon bolscevico doveva avere, tanto da trovare subito una collocazione all’interno della società sovietica, gli viene fornito un lavoro e in poco tempo riesce a farsi benvolere dal resto del condominio (che invece considera Filipp Filippovičun borghese e un antirivoluzionario). Alla fine il medico, costretto a subire le violenze della banda alla quale Šarikov si è unito, non riuscendo più a controllare la sua creatura proprio come il rabbino con il Golem, decide di rioperarlo e di restituire al mondo il tranquillo cane Šarik. A differenza di Persikov delle Uova fatali, Preobraženskij rappresenta la scienza che non si pone troppi scrupoli etici: in lui, borghese possessore di sette locali che il comitato di amministrazione del condominio gli contesta, si compendiano tutte le contraddizioni della NEP, la Nuova Politica Economica di Lenin che vede la presenza di alcuni privilegiati in una società che si dichiara socialista. Allo stesso tempo, il suo tentativo di rinnovare radicalmente i sistemi ormonali riflette il tentativo dell’Unione Sovietica di trasformare radicalmente le strutture sociali. Bulgakov dedica grande attenzione a certe parti anatomiche o accessori dei suoi personaggi, alla loro voce e a quello che indossano, e ha la grande idea di filtrare la società sovietica attraverso gli occhi del cane, facendolo parlare per gran parte del racconto come un essere umano, senza per questo fargli perdere la sua essenza canina. È con i suoi occhi che vediamo sfilare i pazienti del professore: l’uomo che da 25 anni non ha più rapporti sessuali e ora sogna ogni notte ragazze nude, ha capelli verdi e porta mutande color crema con gatti neri ricamati; la donna attempata che dichiara un’età fasulla e ama disperatamente uno gigolò per di più baro; il rispettabile professionista già sposato che ha messo incinta una quattordicenne.

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