lunedì 14 gennaio 2019

Hilaire Belloc - Le grandi eresie

Nuova opera di Hilaire Belloc pubblicata da Fede & Cultura, questa volta tradotta per la prima volta in italiano. Riprende molti dei concetti esposti altrove, prova di un autore magari complicato e verboso ma coerente. Di seguito, la mia prefazione che ho creduto opportuna per inquadrare l’opera:

Cinque eresie, cinque modi per adulterare la dottrina e rovinare il mondo. Potrebbe riassumersi così Le grandi eresiedi Hilaire Belloc, giornalista, polemista, apologeta ma soprattutto storico amico di G.K. Chesterton. L’opera, scritta nel 1938, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, qui presentata per la prima volta in lingua italiana, è una trattazione articolata di cinque grandi eresie della storia (l’ariana, l’albigese, l’islam, la Riforma protestante e infine quella che viene chiamata “la fase moderna”) in qualche modo paradigmatiche per capire le direzioni dalle quali può partire l’assalto contro la fede cattolica; di ognuna vengono enucleate le caratteristiche e tratteggiato lo sviluppo storico, con la consueta attenzione di Belloc per la storia militare come responsabile di molti mutamenti storici (per esempio, evidenzia come tutto l’esercito dell’Impero romano era ariano, e che all’islam è stato permesso di sopravvivere grazie al fallimento della Terza Crociata). Vengono però esposti anche i caratteri in comune di ogni eresia, a partire dalla semplificazione dottrinale che insiste su uno solo dei grandi dogmi cattolici ma che allo stesso tempo svilisce gli altri: lo ha fatto anche l’islam, che ha insistito sui dogmi cristiani come l’uguaglianza, la dignità e la giustizia ma ha eliminato il sacerdozio e i sacramenti. Basterebbe però pensare al protestantesimo che, a dispetto delle prese di posizione, manca di un nucleo di dogmi condiviso e si caratterizza piuttosto per “il rifiuto dell’unità attraverso l’autorità”. Di certo, dopo il successo iniziale, ogni eresia finisce per scomparire, lasciando però delle tangibili conseguenze morali e sociali nei Paesi che ha contagiato.
La posizione di Belloc è assoluta: da una parte c’è la Chiesa cattolica con la sua dottrina, dall’altra tutto il resto. È impossibile, a suo giudizio, che esista un’unica cristianità comune in grado di raccogliere tutte le istanze provenienti dalle varie eresie. Belloc comincia con il trattare l’arianesimo, attacco all’Incarnazione e quindi alle radici del cristianesimo, e prova del perenne tentativo degli uomini di razionalizzare la fede; prosegue con l’eresia catara, attacco proveniente dall’interno della società cristiana e diretto alla morale più che alla dottrina; quindi affronta l’islam, forza esterna alla società cristiana e nato non come nuova religione ma come eresia e “uso improprio della cosa cristiana”: per la sua predicazione, Maometto si basò infatti su alcune idee della dottrina cattolica ma eliminò l’Incarnazione e la Trinità. Paradossalmente, l’islam è l’unica eresia che non ha distrutto la religione cristiana contro cui era diretta, ma ha anzi stabilito una civiltà opposta, divenendone rivale; pur avversandolo, Belloc ne riconosce la vitalità e la capacità di mettere radici, oltre alla maggior forza spirituale rispetto all’Europa, e per questo ne preconizza un prepotente ritorno in futuro (e in questo è stato profetico, o forse semplicemente lungimirante).
Le grandi eresie è una summa del pensiero di Belloc, l’opera che racchiude i suoi concetti cardine già espressi altrove nella sua sterminata produzione saggistica, a cominciare dall’idea della decadenza dell’Europa dovuta alla frammentazione religiosa: “L’Europa cristiana è e dovrebbe essere una per natura, ma ha dimenticato la sua natura dimenticando la sua religione. […] La decadenza di una religione coinvolge la decadenza della cultura che le corrisponde – lo vediamo molto chiaramente nel degrado della cristianità ai nostri giorni”. Belloc parte dalla convinzione che l’Europa è nata dal cristianesimo e che le differenze tra Stati e popoli sono differenze religiose: per questo lamenta “la tendenza del cristianesimo occidentale a dividersi in compartimenti stagni e a perdere l’unità che aveva conservato così a lungo”, e di questo incolpa il fallimento delle Crociate, “le quali, finché erano state in corso, furono una forza unificatrice, fungendo da ideale comune per tutta la cavalleria cristiana”.
Risultato di questo processo furono la Guerra dei Cent’anni ma soprattutto la Riforma protestante, che secondo Belloc all’inizio fu “un conflitto entro i confini di un modello europeo occidentale”. All’inizio non ci fu alcun attacco coordinato alla fede cattolica, ma una serie di istanze provenienti da tutto il mondo cristiano a proposito della diffusione di certi malcostumi ecclesiastici. Non fu Lutero il vero disgregatore dell’unità cristiana, ma Calvino: senza di lui il mondo moderno non sarebbe caduto nell’usura e nel capitalismo selvaggio, e gli uomini non si sarebbero abituati all’idea dell’inevitabilità della dannazione e della negazione dei miracoli e del libero arbitrio. A partire da questo momento, l’Europa è andata sempre peggio, finendo per esaltare gli Stati e le monarchie nazionali, con la natura conseguenza del nazionalismo che ha portato alla catastrofe della Prima Guerra Mondiale e al crollo delle società protestanti. Per questo Belloc rimpiange il fallimento del progetto di unità europea tentato dal non credente Napoleone, il cui esito sarebbe stato quello di una rinnovata unità culturale e cattolica, e depreca figure come il cardinale Richelieu che, per mero calcolo politico, non esitò a schierarsi dalla parte dei protestanti pur essendo primo ministro di uno Stato cattolico.
Infine, Belloc affronta l’ultima fase, quella che lui chiama “moderna”, “un assalto frontale ai fondamenti della fede e alla sua stessa esistenza” che trova la sua origine nel tramonto della teologia, nel trionfo dell’opinione personale, nella mania dell’innovazione, nella messa in discussione di tutto (anche della ragione), nel rifiuto del dogma e del principio di autorità: tutto questo ha portato a un regime di eresia generalizzato che ha conseguenze pratiche sulla politica, la società e l’economia di oggi, come si vede nel caso del comunismo. Molte vecchie eresie sono ancora con noi, spesso sotto altri nomi e altre forme, e continuano ad agire sul nostro mondo: solo identificando e chiamando con il proprio nome ogni deviazione dalla retta dottrina sarà possibile contrastare efficacemente ogni attacco anticristiano.

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