venerdì 24 aprile 2020

Harry G. Frankfurt - Stronzate. Un saggio filosofico

Quante stronzate sentiamo dire ogni giorno? E quanto contribuiamo a diffonderne noi stessi? Problemi di scottante attualità nella nostra società dell’informazione e dei social, su cui ragiona Harry G. Frankfurt professore di filosofia all’Università di Princeton in questo microscopico saggio filosofico di metà anni Ottanta intitolato On Bullshit, tradotto benissimo con l’italiano “stronzate”, perfetto per restituire il senso proprio di “escrementi”, che non sono progettati o lavorati, ma sempli­cemente emessi o scaricati. Inoltre, il fatto di essere materia da cui è stato rimosso qualunque nutrimento rende gli escrementi (e quindi le stronzate) un equivalente dell’aria fritta, che suggerisce il concetto che dalla bocca di chi parla esca solo vapore, un discorso vuoto, senza sostanza o contenu­to informativo. Il particolare fondamentale è che l’essenza delle stronzate non sta nell’essere false, ma nell’essere finte: false sono le menzogne, che partono dalla negazione di una verità, mentre chi racconta stronzate può benissimo non ingannare gli altri (né volerlo fare) e non avere alcun rapporto con la verità. Quindi per Frankfurt le stronzate sono peggio delle menzogne, nonostante il nostro verso le prime sia più benevolo rispetto alle seconde: infatti le stronzate diffondono il concetto che non solo la verità sia inconoscibile, ma che non si debba neanche provare a cercarla. Cosa ancora più grave, ci si può difendere dalle menzogne, mostrandole scientificamente come tali, mentre non ci si può difendere dalle stronzate, perché sono indimostrabili. Per questo, «le stronzate sono un nemico della verità più pericoloso delle menzogne», e il loro proliferare potrebbe essere un effetto delle diverse forme di scetticismo contemporaneo che, negando la possibilità di accedere a una realtà oggettiva, hanno favorito la sostituzione della ricerca dell’esattezza con il perseguimento dell’ideale della sincerità. Frankfurt però mette in guardia da questo approccio che pensa di poter fondare i propri comportamenti sulla sincera conoscenza di sé, perché «le nostre nature sono, anzi, elusivamente inconsistenti. E se questo è vero, la sincerità è in sé una stronzata».

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