sabato 5 gennaio 2008

Stefano Poggi - La vera storia della Regina di Biancaneve, dalla Selva Turingia a Hollywood

Ed eccomi a parlare di un libretto di un centinaio di pagine scarso, che prende le mosse da una gita a Naumburg, in Turingia, e si tramuta in un’insolita analisi della costruzione del mito della regina cattiva di Biancaneve e i sette nani. A partire dalla sua origine, l’affascinante statua di Uta di Ballenstedt, sposa del margravio Ekkard II di Meissen, vissuta nel XII secolo, che troneggia nel duomo di Naumburg. L’autore dimostra che il suo volto, altero e aristocratico ma attraente al punto da divenire modello delle virtù estetiche femminili, era una presenza costante in tutte le pubblicazioni dedicate alla storia dell’arte medievale tedesca nei primi decenni del Novecento. Ed è questa la ragione che l’ha portata direttamente a Walt Disney, il quale ne avrebbe visto la fotografia in un fascicolo dei Blaue Bucher posseduto dal suo stretto collaboratore Wolfgang Reithermann, emigrato dalla Germania agli inizi del Novecento. Walt Disney sarebbe inoltre stato convinto a trarre spunto per il personaggio di Grimilde, la regina cattiva di Biancaneve, nientemeno che dall’attrice Marlene Dietrich, che conosceva perfettamente la storia di Uta. In pratica, Stefano Poggi tende a dimostrare che il ventesimo secolo è stato il secolo delle grandi icone pop, e che la stessa Uta è stata trasformata in regina cattiva secondo una logica che sa un po’ di beffa. E queste sarebbero state anche le ragioni per cui il film Biancaneve fu osteggiato e bloccato dal nazismo, che invece proponeva Uta, in quanto personaggio molto noto a livello popolare, come emblema della donna tedesca, bella, volitiva, fedele, degna di rispetto. Infatti Goebbels pensava che fosse tutta una provocazione ordita dagli studi Disney ai danni della Germania e del progetto estetico del Reich (nonostante a Hitler piacessero molto i cartoni animati di Walt Disney). Un libro divertente, molto poco accademico nella sua struttura (comincia come diario di viaggio e poi si trasforma improvvisamente in una specie di saggio), ma capace di riflettere sulla portata e sulla valenza dei simboli della nostra epoca.

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