venerdì 27 giugno 2008

Tony DiTerlizzi, Holly Black - Spiderwick. Le cronache

Affascinante opera fantasy scritta a quattro mani dalla narratrice Holly Black e dall’illustratore Tony DiTerlizzi, che sarà in fin dei conti un libro per bambini ma che è scritta benissimo e sa costruire, grazie all’integrazione di parole e disegni, un’atmosfera davvero magica (in quest’edizione sono riuniti tutti e cinque i volumetti usciti separatamente). Le situazioni affrontate sono poi molto adulte e serie, quindi può risultare una lettura adatta anche a un pubblico adulto. La trama vede infatti una famiglia spaccata al suo interno per una difficile separazione matrimoniale che ha portato con sé un trasloco e una serie di incomprensioni tra madre e figli. Abbiamo due gemelli, Simon e Jared, oltre una sorella più grande, e per questo tendenzialmente autoritaria, Mallory, e una madre che ha deciso di dare una svolta alla propria vita, senza il vecchio marito. Tutti e quattro si ritrovano catapultati in una vecchia e misteriosa casa, appartenuta a una lontana zia e abitata da strani e inquietanti creature. Ne Il Libro dei Segreti, Jared (il più turbolento dei tre, o almeno quello che ha problemi a scuola e che la madre crede ribelle) scopre la stanza segreta dello zio Arthur Spiderwick e un misterioso libro da lui scritto sulle strane creature che abitano i dintorni, e fa la conoscenza del folletto domestico Giangoccetto, che del libro e della casa è il custode. Ne La pietra magica, Jared e Mallory devono andare a liberare Simon dalle grinfie dei goblin, che li attaccano per impossessarsi del libro. Si addentrano nella foresta, si imbattono in un troll e liberano un grifone (che portano nella rimessa della vecchia casa per curarlo), ma soprattutto fanno la conoscenza di Maiastrillo, uno strano goblin non malvagio dai tratti suini, prigioniero insieme a Simon. È lui che, sputando loro sugli occhi, regala ai tre fratelli la vista su questo strano mondo fatato invisibile a tutti. Ne Il segreto di Lucinda, i tre fratelli vano a trovare in ospizio la zia Lucinda, padrona della casa, ma Jared scopre che qualcuno gli ha sottratto il Libro di Arthur Spiderwick e si rivolge agli elfi per avere un aiuto. Nel L’albero d’argento Jared scopre che qualcuno ha preso le sembianze di Simon e Mallory è stata rapita dai nani, esseri malvagi e nemici della vita che hanno il loro reame in una miniera abbandonata: essi aspirano a sostituire il mondo della natura con copie meccaniche e per questo cercano di ingraziarsi le simpatie del perfido orco Mulgarath, che però approfitta di loro e li elimina perché interessato a soggiogare il mondo intero per invidia verso gli umani. Proprio alla lotta contro Mulgarath è dedicato l’ultimo libro,  L’ira di Mulgarath, in cui i nostri eroi devono dare il meglio di sé per entrare nel reale dell’orco (in una discarica!) e salvare la loro mamma che è stata rapita. Anche qui, come in Harry Potter, c’è una forte carica educativa: i tre ragazzi riescono ad avere successo solo quando ragionano con scaltrezza e mettono in pratica le nozioni apprese a scuola. Non solo, perché il ragionamento è più profondo. Ognuno dei tre ragazzi ha trovato una via per esorcizzare i propri problemi: Mallory pratica con successo la scherma, Simon alleva animali, Jared si diletta a disegnare, ma purtroppo questa sua passione è per lui fonte di incomprensioni e guai a scuola (e qui si vede lo zampino del disegnatore DiTerlizzi, evidentemente interessato a mettere in buona luce l’arte). La cosa molto bella è che nel continuo evolversi della storia, ogni abilità è fondamentale per la salvezza dei tre fratelli e il buon esito delle loro avventure: il fioretto di Mallory permette di combattere le creature malvagie, l’allevamento degli animali consente a Simon di prendersi cura del grifone e di ammansire i terribili cani meccanici dei nani, la capacità di disegnare fa sì che Jared aggiunga lui stesso capitoli al libro magico e lo rende capace di riscriverlo. Molte sono le citazioni: l’armadio che fa accedere alla stanza fatata è simile a quello delle Cronache di Narnia (ricordate anche nel titolo dell’opera), il Phooka (animale mezzo scimmia e mezzo coniglio) che da consigli strampalati in cima a un albero sembra lo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, mentre l’indovinello da risolvere per entrare nel reame dei nani è preso dal Signore degli Anelli. Insolito è invece il modo di trattare i vari personaggi fantastici:  nessuno (neppure gli elfi, neanche troppo simpatici) è buono fino in fondo, ma tutti sono una miscela di buono e cattivo (a parte il terribile Mulgarath, cattivo per antonomasia), di simpatia e antipatia. Un bel passo avanti per liberarci del solito manicheismo che ci invade ogni giorno.

Nessun commento:

Posta un commento