mercoledì 2 luglio 2008

Jonathan Carroll - Mele bianche

Vincent Ettrich è un pubblicitario con un debole per le donne. È a cena con una nuova conquista, Coco. Un uomo si avvicina al suo tavolo e lo saluta: è Bruno Mann, un collega che non vedeva da tempo e che gli chiede di parlare. Se non che sua moglie lo avverte per telefono della morte dello stesso Bruno Mann. Quindi Vincent si sveglia di soprassalto: è nel suo letto, e vede addormentata accanto a sé la ragazza del sogno, Coco, che non aveva mai visto prima. Scopre anche un tatuaggio sul collo di lei: il nome Bruno Mann. È solo l’inizio (anche intrigante, non lo metto in dubbio) di un libro completamente allucinato in cui il nostro protagonista scopre di essere morto, che Coco è il suo angelo custode, che l’amore della sua vita Isabelle sta per avere un figlio da lui, e che lui è tornato in vita per salvare suo figlio Anjo, ancora un feto ma destinato a salvare l’ordine dell’universo dal Caos, un omone grasso e malvagio che gira per le strade in smoking. Non solo. Il Purgatorio è una dimensione che serve per comprendere il senso della morte (maestra di vita), Dio è un mosaico e noi siamo i tasselli di questo mosaico in continua trasformazione. Avrò un’altra idea della letteratura, ma questo tanto decantato romanzo di Jonathan Carroll mi ha parecchio deluso: eccessivo, esibito, ambiziosissimo nelle intenzioni ma assolutamente inoffensivo negli esiti, presenta una profonda contraddizione tra il minimalismo con cui affronta certi temi dell’intimità e la sua struttura sempre a metà fra la realtà e l’onirico, che sfida qualsiasi coerenza logica in una vorticosa spirale di eventi senza senso. Carroll vorrebbe essere visionario (e, a giudicare dai commenti della gente, sembrerebbe essere riuscito a farlo credere), ma i suoi spunti non decollano mai, i personaggi sono piatti e i dialoghi banali: la sua è pseudo-fantascienza con pretese di filosofia spicciola (chi può prendere sul serio il messaggio new age del mosaico?), con il contorno di un romanticismo per niente entusiasmante e di riflessioni da Baci Perugina («Per tutta la vita non si fa altro che muovere le tessere del proprio mosaico di qua e di là, cercando ogni volta di creare un mosaico perfetto»). Non pago, l’autore piazza anche l’assalto degli animali allo zoo come nel film “The Omen”. In definitiva, un romanzo secondo me molto deludente proprio per il suo status di culto. Capisco però che di questi tempi di assoluta povertà intellettuale possa piacere. Ah, complimenti alla Fazi per l’orribile copertina…

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