sabato 31 gennaio 2009

Gianrico Carofiglio - Ragionevoli dubbi

Terzo romanzo della serie dell’avvocato Guido Guerrieri, ancora alle prese con un caso che sembra essere perso in partenza: Fabio Paolicelli (un tempo soprannominato “Raybàn” per la sua usanza di portare sempre gli occhiali da sole) è stato fermato al ritorno dalle vacanze in Montenegro con 40 chili di cocaina in macchina. Dapprima si è dichiarato innocente, poi si è riconosciuto colpevole perché almeno la moglie venisse rilasciata, e si è beccato sedici anni di carcere. Sembrerebbe il classico caso scontato, e invece l’avvocato conosce l’imputato, perché Paolicelli è stato un picchiatore fascista che era nel gruppo che lo aveva pestato da giovane quando militava nella sinistra extraparlamentare (anche se ci tiene a sottolineare “sporadicamente”). L’uomo però non mostra di riconoscerlo, anzi, è ben deciso ad affidargli la propria sorte, avendo sentito che Guerrieri gode fama di professionista affidabile. Guerrieri, che da vent’anni sogna di restituirgli le botte, invece accetta il caso. Soprattutto perché conosce la moglie italo-giapponese di Paolicelli, e se ne innamora, visto che questa ha anche una figlia e lui ha un insospettabile desiderio di paternità (che all’inizio della vicenda è rimasto deluso quando la notizia che la fidanzata deve dargli è semplicemente quella di un allontanamento per motivi di lavoro negli Stati Uniti e non l’arrivo di un bambino). Progressivamente, Guerrieri scopre che il picchiatore fascista è ben diverso da come lo credeva, che è un buon uomo e un buon padre, che ama leggere e la musica jazz, e che soprattutto è stato incastrato da un avvocato di nome Macrì che ha promesso di aiutarlo e invece lo ha fatto condannare al massimo della pena. Da parte sua, il  protagonista non risulta mai troppo simpatico, con il suo eterno pensare una cosa e risponderne un’altra, e i “ragionevoli dubbi” del titolo non sono solo quelli del caso che vengono esposti in tribunale, ma riguardano anche la vita privata e la deontologia professionale (Guerrieri con la moglie di Paolicelli ci finisce pure a letto). Rispetto al primo scontato “Testimone inconsapevole” (e non ho letto il secondo), questo romanzo appare superiore in tutto e, se pure non si possa dire un capolavoro, è meglio congegnato e sviluppato, proprio perché riesce maggiormente a dosare l’equilibrio tra lo spazio dato la personaggio e quello riservato alla trama. Molti sono tuttavia i difetti e le banalità (in primis la boxe, che l’avvocato Guerrieri pratica e viene usata come metafora dello scontro in aula), così come le parti inutili e tirate per le lunghe. Ovviamente, sono ancora presenti le canzoni di sottofondo: a questo proposito, trovo preoccupante che una donna dica che la sua la canzone preferita dell’album “Shangri-La” di Mark Knopfler sia “Postcards from Paraguay”…

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