sabato 28 febbraio 2009

Frank Herbert - Messia di Dune

La storia comincia dodici anni dopo la vittoria dei Fremen guidati da Paul Muad’Dib, erede degli Atreides, divenuto ora imperatore. Il pianeta Arrakis, meglio noto come Dune, si trova a essere il centro dell’universo per la sua produzione di spezia, e per questo è ancora una volta al centro di una serie di intrighi che comprendono la sorellanza Bene Gesserit, la Gilda Spaziale, i Tleilaxu (maestri delle scienze biologiche e manipolatori genetici), un gruppo di Fremen ribelli e la stessa moglie di Paul Atreites, Irulan, che finora ha somministrato droghe di nascosto a Chani, la concubina di Paul, per evitare la nascita di eredi per la dinastia Atreides, in questo sostenuta dalla sorellanza Bene Gesserit, che non può permettere che la linea genetica del Kwizatz Haderach (l’Essere Supremo) si imbastardisca con sangue Fremen (il popolo del deserto che abita Arrakis). L’obiettivo è una congiura nella congiura: donare all’imperatore un ghola, cioè un clone, di Duncan Idaho (amico di Paul e braccio destro degli Atreides ucciso nel primo libro), per costringerlo a ucciderlo ma per testare allo stesso tempo la capacità dei ghola di ricordare il passato prima della riprogrammazione genetica; quindi, tentare di corrompere l’imperatore dopo la morte della sua amata Chani costringendolo a scendere a patti per riaverla in vita come ghola. Ovviamente, tutto per il controllo della spezia. Esecutore di questo piano machiavellico è Scytale, un Volto Danzante (creature programmate geneticamente dagli Tleilaxu che hanno l’abilità di assumere le fattezze altrui). Muabd’Dib perde in un attentato l’uso degli occhi, ma non della vista, continuando a vedere grazie alle sue visioni; Chani, invece, ricorre alla spezia per contrastare le sostanze anticoncezionali ed alla fine partorisce due gemelli, anche se a prezzo della vita. Paul, lacerato dal dolore e dalla disperazione, scopre che i gemelli sono pre-nati e prescienti, tanto che il figlio Leto gli appare, come altre volte durante i sogni, nella forma di un giovane che lo invita ad usare i suoi occhi di neonato per uccidere il Danzatore del Volto prima che questi possa fare del male a lui o alla sorella. Quindi, completamente cieco, Muad’Dib si incammina da solo nel deserto per andare a morire, secondo la legge Fremen secondo cui i ciechi vanno abbandonati al Verme delle Sabbie, mentre i gemelli vengono affidati ad Alia, la sorella di Paul e nuova reggente dell’Impero, che trova conforto e amore tra le braccia di Duncan Idaho. Rispetto al prototipo, questo secondo capitolo della saga di Dune abbandona i toni epico/fantascientifici e si avvicina più alla tragedia greca e al racconto filosofico: alcuni aspetti (come l’ecologismo) sono stati messi da parte, mentre altri vengono maggiormente sviluppati, come la tematica della religione e della pericolosità che essa può assumere quando diventa potere politico e militare (il jihad), tanto che lo stesso culto di Muad’Dib è diventato uno sterile susseguirsi di rituali vuoti ad uso e consumo di un potente apparato burocratico. Paul è ormai un anti-eroe tormentato di fronte a un destino a cui non può sfuggire (destino che lui stesso involontariamente si è costruito, cercando una predizione assoluta del futuro); egli ha sempre cercato di evitare di essere trasformato in un dio e che il jihad si propagasse, nonostante in suo nome siano stati sterminati sessuntun miliardi di persone, sterilizzati novanta pianeti e depress completamente altri cinquecento, oltre ad aver spazzato via quaranta religioni. Ma grande è il dibattito tra morale e legge, sugli esiti a cui ciascuna di queste cose (se preferita all’altra) può portare. Ancora più complesso il personaggio di Alia, sempre più combattuta tra la sua giovinezza che la chiama all’amore e la sua missione di sensitiva e Reverenda Madre Bene Gesserit (avendo mescolato alla nascita la sua psiche con quella della madre, essa non di rado si ritrova a pensare al fratello come a un figlio e al padre come a un amante). Nuova importanza acquista il personaggio di Irulan, praticamente inutile nel primo libro se non come narratrice con le introduzioni ai vari capitoli e nel suo ruolo di principessa da sposare per sistemare la situazione politica: qui prende parte al complotto per destituire gli Atreides, ma la durezza con cui gli stessi Atreides la ripagano sottolinea efficacemente quanto sia difficile conciliare sentimenti e potere.

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