giovedì 30 aprile 2009

Matthew Gregory Lewis - Il monaco

Un capostipite della letteratura gotica, pieno di morbosità, passioni proibite, sentimenti traboccanti, orrori (più o meno) indicibili, leggende folkloriche e nomi tanto suggestivi quanto inverosimili, nei nerissimi meandri della controriforma spagnola. Che volere di più? Ricordo che undici anni fa Il monaco mi esaltò parecchio, lasciando in me un vivo ricordo e una mai sopita devozione, ma ora, con più esperienza (letteraria o di vita, fate voi) alle spalle, il mio giudizio ne è uscito in parte ridimensionato. Il romanzo narra la caduta di Ambrosio, un monaco spagnolo dotato di una orgogliosa e fiera virtù, e per questo considerato da tutti santo. Egli viene trascinato da un vortice di malignità e perdizione da un diavolo incarnato nella vergine Matilda: alla fine, catturato dalla Santa Inquisizione e condannato al rogo, si risolve ad acquistarsi la salvezza vendendo l’anima al diavolo, convinto che ormai corpo e spirito siano irrimediabilmente perduti. Immediatamente il beffardo Maligno lo trascina in un luogo solitario e gli dice che il patto da lui firmato col sangue è vano, dal momento che sia il perdono sia la possibilità di salvezza gli erano assai vicini nel momento del suo orribile scambio, e completa il suo discorso pregno di sarcasmo rinfacciandogli i suoi crimini contro natura (la donne che lui ha ucciso e insidiato erano, a sua insaputa, sua madre e sua sorella) e gettando il suo corpo in un burrone. Alcune descrizioni sono effettivamente terrificanti e archetipiche del genere (i riti magici nei sotterranei del cimitero, l’incendio del convento, lo smembramento della corrotta badessa da parte del popolo inferocito, la tenera disgraziata lasciata a marcire nelle segrete che dà alla luce un figlio morto), ma la parte migliore è senza dubbio quella dell’intreccio secondario in cui il Marchese de la Cisternas sfugge dai masnadieri nel bosco e incontra quindi lo spettro della sua antenata maledetta, la Monaca Sanguinante (che gli si presenta ogni notte davanti al letto), e il seguente rituale cabalistico durante il quale l’Ebreo Errante lo aiuta a catturare e scacciare il cadavere che lo tormenta. Alcune cose sono molto profonde (Ambrosio è superbo e quindi non è misericordioso, per di più la sua relazione sessuale con Matilda cessa ben presto di appagarlo e lo costringe a cambiare l’oggetto del suo desiderio passando attraverso la stregoneria e l’omicidio), e Lewis si dimostra abile nello sdoppiare l’eroina perseguitata, trasformandola da una parte in vittima (il personaggio di Antonia), dall’altra in salvata (Agnes), con un raddoppiamento di storie con conclusioni divergenti. Purtroppo, la narrazione affonda ripetutamente in lungaggini e ripetizioni che ne compromettono il ritmo: critiche, le mie, dettate dall’errore di voler giudicare con parametri odierni un’opera del 1796, che all’epoca della sua uscita fu un vero pugno nello stomaco dei benpensanti.

Nessun commento:

Posta un commento