mercoledì 30 settembre 2009

Sophie Kinsella - La regina della casa

Samantha Sweeting è un affermato avvocato di Londra, che sta per diventare socio anziano del suo studio legale (la Carter Spink): una brillante carriera che la porta a non concedersi mai un minuto di pausa, nemmeno dall’estetista, stressata com’è da contratti, appuntamenti, riunioni e telefonate. La sua vita lavorativa è scandita in segmenti di 6 minuti, durante i quali non può permettersi il lusso di essere improduttiva per non fare perdere milioni di sterline alla sua azienda. Proprio il giorno della sua nomina si accorge di aver commesso un errore, la mancata spedizione di una pratica riguardante un prestito per una società in bancarotta e la conseguente perdita di cinquanta milioni di sterline. Sconvolta, fugge dall’ufficio diretta chissà dove: in preda al panico e al mal di testa comincia a camminare e arriva nei pressi di una villa. Suona per chiedere un’aspirina e i padroni di casa (due bizzarri yuppy che praticano il “sesso alla turca” e hanno una nipote stronza che studia legge) la scambiano per la governante mandata da un’agenzia. Sempre sotto mentite spoglie (non rivela mai cosa le è successo), Samantha accetta il posto, convinta di sapersela cavare, anche se non ha la minima idea di come si cucini o di come si debba pulire una casa (è costretta subito a pagare mille sterline per procurarsi i sandwich che non sa preparare e per ricomprare i vestiti che ha bruciato stirando). Ovviamente l’amore non può mancare, e infatti si innamora del giardiniere di famiglia, Nathaniel (che possiede anche un pub ma odia gli avvocati), il quale decide di darle una mano nella sua patetica situazione mandandola a lezione di cucina e pulizie dalla madre. Pian piano, Samantha comincia a entrare in sintonia con il suo nuovo stile di vita e a rendersi conto di come la vita non è solo lavoro; improvvisamente, quasi per caso, scopre però che il suo licenziamento è stato solo la parte di una truffa messa in atto da un suo collega ai danni dello studio legale. Non solo: le viene riofferta la possibilità di diventare socia della Carter Spink. Il passato torna quindi a bussare alla porta e mette Samantha di fronte all’interrogativo di cosa vuole veramente nella vita. Come al solito, un romanzo leggero e brillante, che la Kinsella conduce con la consueta carrellata di situazioni buffe e in totale identificazione con la sua protagonista, simbolo di uno stereotipato ideale di donna super efficiente e affermata che, per errore, ritrova se stessa e la vita che falsi miti le avevano strappato (quando viene rilevata la truffa ai suoi danni e lei vuole continuare a fare la governante, i giornali eleggono Samantha simbolo positivo o negativo proprio in riferimento a questo modello di donna). È comunque una tematica in linea con il genere proposto, prevalentemente indirizzato a un pubblico di donne giovani, single e in carriera. Curioso che anche in questo caso, come negli altri romanzi dell’autrice, la protagonista abbia problemi con i genitori (il padre se ne è andato quando era ancora piccola, mentre la madre vive per la carriera). Spassosi i due padroni di casa che, intravedendo le qualità nascoste di Samantha, pensano bene di incoraggiarle a considerare la sua istruzione regalandole un libro di esercizi per bambini.

domenica 20 settembre 2009

Anne Gracie - I Tudors. Scandali a corte

Non so a chi sia venuto in mente di fare un libro del genere, ma gliene sono grato. Pubblicare quella che in pratica è la sceneggiatura di una serie televisiva (nella fattispecie la prima) non è un’idea precisamente vincente in un paese come il nostro, visto soprattutto lo scarso successo della suddetta fiction dalle nostre parti, ma costituisce pur sempre un esperimento interessante e un buon incentivo all’acquisto. I fatti sono noti: Enrico VIII, sovrano giovane e affascinante, è sposato con Caterina d’Aragona, vedova di suo fratello, ma soddisfa i suoi veraci appetiti carnali con qualsiasi donna incroci il suo sguardo. È inoltre talmente tormentato dal passo del Levitico che condanna alla sterilità l’uomo che ha sposato la moglie di suo fratello, da non toccare più sua moglie: in questo viene confermato (e incoraggiato) dalla nascita di un figlio bastardo da una sua amante, Bessie Blount. Emerge poi la figura di Anna Bolena, di cui il re si innamora perdutamente al punto da osare lo scisma dal papato (notare che il sovrano prima se la spassa con la sorella di questa, Mary, allevata alle depravazioni della lasciva corte di Francia). Principale protagonista di questo periodo è il cardinale Wolsey, cancelliere e statista sempre pronto a eseguire ogni volere del re: lavora alacremente per raggiungere un’alleanza con il re di Francia, poi con l’imperatore spagnolo e, quindi, ancora con i francesi, ma per conseguire i suoi obiettivi deve abbandonare ogni velleità di successo personale (deve rinunciare a diventare papa). È proprio il caso Bolena a mandarlo in rovina, non riuscendo a ottenere l’approvazione papale  per il divorzio. Per il resto c’è tutto: i tornei cavallereschi, le feste a palazzo, le congiure ordite e sventate, il luteranesimo e la corruzione della Chiesa, le invidie e le ambizioni, la febbre miliare (o sudore anglico) che miete vittime. La scrittura è totalmente impersonale e la veridicità storica dei fatti narrati è pressoché inesistente, ma a convincere sono il modo in cui è congegnata la trama e l’attenzione nell’attenzione della costruzione della psicologia dei personaggi; Enrico VIII è un pazzo squilibrato, sempre più assoluto ed estremo nel tradurre in realtà ogni suo desiderio; Caterina d’Aragona ne esce in maniera molto forte come eroina dal carattere indomito; Tommaso Moro è ben tratteggiato nel suo rigore cattolico, anche se finisce per risultare un integralista esaltato che ricorre al silicio e brucia gli eretici luterani; Anna Bolena non è mai stata così insopportabile, sfrontata e invadente (e pure protestante), anche se a sua discolpa bisogna dire che era uno strumento nelle mani dei suoi parenti assetati di potere, il padre e lo zio duca di Norfolk. Su tutti, titaneggia Wolsey, il vero eroe tragico di questa storia, religioso senza fede al servizio di un re che poi lo scarica al primo fallimento. Moltissime sono le inesattezze storiche e le invenzioni:, a partire dalla morte del cardinale che si suicida tagliandosi la gola in carcere e arrivando alla storia di Margaret, la sorella del re che viene data in sposa all’anziano re del Portogallo (!?) e lo uccide nottetempo per sposare Cahalres Brandon, migliore amico di Enrico, per passare una vita di tradimenti e morire tristemente di tisi. Insomma, l’intera vicenda è una esagerata e rutilante saga dalle tinte molto forti e dal sapore molto kitsch che, se presa nel modo giusto, avvince e convince. Una curiosità: la trama è la trascrizione più o meno fedele della serie televisiva, ma ci è fortunatamente risparmiata la relazione gay tra Thomas Tallis e l’amico del re Willliam Compton. Censura o buon senso?

domenica 6 settembre 2009

Carolly Erickson - L’ultima moglie di Enrico VIII

Nuovo lavoro per la storica Carolly Erickson, esperta del periodo Tudor e autrice in passato di corposi volumi sulle figure della corte di Enrico VIII. Il suo tratto caratteristico è sempre stato quello di realizzare narrazioni storiche rigorose con un taglio leggero e con’attenzione particolare per la ricostruzione dell’ambiente dell’epoca, risultando molto accattivante e fruibile anche da un pubblico di non esperti. Questa volta la Erickson racconta la storia di una donna bella e intelligente, di grande rettitudine morale e devozione, che visse in un tempo in cui le donne non erano affatto padrone del proprio destino (anzi, merce di scambio economico e politico delle varie famiglie): ma lo fa in modo diverso dal solito, optando per un racconto biografico in prima persona che mescola fatti reali e parti romanzate: il risultato è un libro leggero e di veloce lettura, molto divulgativo, ma per questo per niente superficiale, che mantiene i tratti caratteristici dell’autrice. Figlia di una dama di corte al seguito della prima moglie di Enrico VIII, Catherine Parr conobbe il re all’età di 7 anni (durante il suo incontro con il re di Francia nella Valle Dorata) e da allora, in un modo o nell’altro, fu sempre legata alla corte dei Tudor. Fu testimone del passaggio di Enrico di moglie in moglie, dei matrimoni annullati, delle moglie decapitate (Anna Bolena e Catherine Howard), della ricerca spasmodica da parte del re di un figlio maschio, prima con un figlio illegittimo e poi di un erede vero (figlio di Jane Seymour) ma cagionevole di salute. Ebbe una vita piuttosto infelice: venduta dalla famiglia come sposa di un vecchio, chiese al re di intercedere le facesse sposare il nipote, ma questi morì dopo poco (nel tentativo affannoso di preparare l’accoglienza di tutta la corte nella propria dimora di campagna). Si sposò poi con un uomo anziano, il cui figlio coinvolse tutta la famiglia nella rivolta del nord dell’Inghilterra contro il re, dove villici e pii fedeli volevano rovesciare quello che a loro giudizio era il Mauldwarp, un mostruoso essere leggendario destinato a portare alla rovina il paese dopo essersi messo contro la vera fede (sotto la guida di un geniale priore che rubava i soldi delle offerte e ingannava tutti utilizzando vittime fresche per inscenare il miracolo del corpo incorruttibile di Sant’Agata). Dopo queste due storie, Catherine si innamorò di Thomas Seymour, cognato del re, ma inaspettatamente venne richiesta in sposa proprio da Enrico, da sempre suo ammiratore: divenne quindi la sua sesta e ultima moglie. Divenuta regina, cercò di far riconciliare il re con le figlie Maria ed Elisabetta, che erano state dichiarate illegittime, operò per migliorare la cultura dei figliastri, contribuendovi significativamente, e dimostrò abilità e forza di carattere in un periodo di assenza del re (impegnato a fare la guerra in Francia). Purtroppo, per le sue inclinazioni protestanti (leggeva le Sacre Scritture tradotte), la Parr ebbe come nemico l’implacabile arcivescovo Cranmer e si scontrò con il re, mancando di poco la fine delle moglie che la precedettero (bisogna considerare che a quell’epoca «i rei di alto tradimento venivano impiccati, poi staccati dalla forca e, ancora vivi, sbudellati, e qualche volta gli venivano cacciate le viscere in bocca per soffocarli», e nelle esecuzioni il boia poteva sbagliare e occorrevano anche tre colpi per staccare una testa dal corpo!). Senza eredi, alla morte di Enrico, Catherine si ritrovò regina vedova e coronò il suo sogno d’amore sposando Thomas Seymour, che però, falso e ambizioso (e zio del nuovo giovane re Edoardo VI), nel frattempo aveva cominciato a flirtare con la più giovane principessa Elisabetta. In una corte che, anche senza Enrico manteneva tutti i suoi intrighi e inganni, Catherine fu coinvolta suo malgrado nella guerra di Thomas Seymour contro il fratello lord protettore, e si affaticò nel momento della gravidanza al punto di rimanerne indebolita e di morire di parto, a soli 35 anni. La Erickson riesce a cogliere efficacemente alcuni tratti della personalità dei suoi personaggi, a cominciare da Enrico VIII, con il suo fascino sensuale di giovane e la sua orrida presenza di vecchio ormai corroso dalle proprie malefatte; ma anche Anna Bolena ne esce sotto nuova luce, insolente e sprezzante agli occhi della corte ma in realtà burattino nelle mani della sua famiglia calcolatrice.

Recensione pubblicata sul numero di dicembre 2009 della rivista “Pianuraoggi”