
È innegabile che Assassin’s Creed II, sviluppato dalla canadese Ubisoft, sia stato uno dei più grandi fenomeni videoludici degli ultimi anni, capace di catturare un grande bacino di utenza grazie a una grafica mozzafiato, una ricostruzione architettonica d’epoca rigorosissima e una trama storica intrigante che utilizza e mescola eventi e personaggi del Rinascimento italiano in maniera davvero funzionale alla storia. Ora, questo libro non è altro che la versione narrativa della sceneggiatura di questo videogioco (ma senza la parte fantascientifica ambientata ai giorni nostri): non so davvero chi si possa celare dietro lo pseudonimo di Oliver Bowden, secondo la terza di copertina “affermato scrittore ed esperto di storia del Rinascimento italiano”, ma il sospetto di trovarci di fronte a un’opera scritta a più mani è veramente forte. La storia prende inizio nella Firenze del 1476, dove il diciassettenne Ezio Auditore, figlio di un ricco banchiere alleato dei Medici, è costretto a rinunciare ai suoi sogni di vita mondana e spensierata dal coinvolgimento della sua famiglia in un’accusa di cospirazione ai danni del governo: suo padre e i suoi fratelli vengono giustiziati dopo che Uberto Alberti, magistrato corrotto alleato della famiglia dei Pazzi, approfitta dell’assenza di Lorenzo de’ Medici da Firenze e distrugge le prove che inchiodano i veri responsabili. Solo Ezio riesce miracolosamente a fuggire, ma ha la necessità di nascondersi e proteggere sua sorella e sua madre. Si rifugia dallo zio a Monteriggioni, borgo fortificato in alta Toscana, e scopre che il padre era in realtà un membro della setta degli Assassini, che da secoli si contrappongono ai Templari (i “cattivi” della vicenda), nelle cui fila militano i Pazzi e il potente Rodrigo Borgia. Da questo momento, Ezio comincia ad aggirarsi in giro per l’Italia, silenzioso e invisibile, per abbattere i templari: riesce a sventare in prima persona la congiura ordita dai Pazzi a Firenze contro la famiglia Medici, quindi il tentativo (riuscito) di avvelenare il doge di Venezia Carlo Grimani per sostituirlo con il templare Marco Barbarigo. Nella città lagunare, si unisce alla locale Gilda dei ladri e a Bartolomeo d’Alviano (al quale salva la vita liberandolo da un rapimento all’Arsenale) per combattere contro l’altro Barbarigo, l’inquisitore Silvio, ma un po’ per volta Ezio si rende conto che i vari nemici che gli parano davanti non sono altro che burattini nelle mani di Rodrigo Borgia, divenuto papa con il nome di Alessandro VI e in possesso di due mitici artefatti come la Mela dell’Eden e lo scettro papale (in grado di fare prodigi e soggiogare la mente delle persone). La storia ovviamente non finisce qui, perché prima della resa dei conti finale (che arriva all’anno 1503) contro il Borgia nientemeno che dentro la Cappella Sistina (non ancora affrescata da Michelangelo), c’è tempo per fare la conoscenza di una suora dalle larghe vedute che gestisce un bordello (convinta della necessità di saper amare per ottenere la salvezza dell’anima) e scoprire che anche Niccolò Machiavelli e Caterina Sforza fanno parte degli Assassini. Ovviamente, non può mancare Girolamo Savonarola, avversato dal papa perché ha sottratto la Mela dell’Eden e l’ha utilizzata per estendere il suo potere su Firenze. Insomma, se la trama è da prendere con il beneficio del dubbio (il finale con la dea Minerva nei cunicoli sotto il Vaticano è ancora più farneticante), bisogna comunque ricordare che si tratta pur sempre di un videogioco e ammettere che, a conti fatti, l’operazione si può considerare assai più riuscita (e scritta meglio) di molti bestseller storici che pretendono di passare per reali. È lampante che ci troviamo di fronte a una di quelle operazioni trasversali fatte per catturare quanti più lettori possibili (il volume, tra l’altro, regala un codice personalizzato che consente di accedere a contenuti esclusivi del videogioco), ma l’interesse del romanzo sta proprio nella sua commistione di linguaggi artistici diversi. A questo proposito è interessante osservare la struttura narrativa del romanzo: diviso in due macroparti, Firenze e Venezia, con qualche piccolo excursus nella campagna Toscana (San Gimignano e Monteriggioni) e una breve sosta a Forlì, non manca di affrontare il mondo interiore del protagonista, i suoi sentimenti e le motivazioni che lo spingono, anche se è chiaramente orientato all’azione (in alcuni casi addirittura frenetica). Si procede per blocchi, nella fattispecie per missioni da portare a termine, proprio come nel videogioco, e della controparte elettronica vengono ripresi tutti gli elementi caratteristici, dalle corse sui tetti al volo ad angelo dalla cima di un pinnacolo fino a un covone di fieno, mentre gli intermezzi dedicati all’apprendimento di nuove abilità fisiche, mimetiche o belliche. Un grande ruolo lo riveste in questo senso il personaggio di Leonardo da Vinci, che si offre volontario per decifrare a Ezio le pagine del Codice degli Assassini recuperate (in maniera un po’ misteriosa e confusa) nel corso delle missioni: alcune di esse contengono infatti schemi per la realizzazione di armi tipiche della setta, dalle due lame nascoste nelle maniche, si passa a una versione avanzata della stessa contenente del veleno, sino ad arrivare a una piccola pistola a colpo singolo. Per non parlare della macchina volante ideata dall’inventore, che in alcuni casi qui serve a Ezio per sorvolare la città dall’alto e riuscire nelle sue missioni.