sabato 27 novembre 2010

Wolfgang Hohlbein - Il rogo dell’inquisitore

Non avevo mai sentito parlare del tedesco Wolfgang Hohlbein fino all’annuncio di una sua collaborazione con il gruppo metal dei Manowar che ha portato a un EP dal titolo “Thunder In The Sky” e a una sua interessante intervista (rigorosamente in idioma germanico e sottotitolata in inglese) nel DVD “Hell On Earth V” in una sala d’arme medievale. Ho altresì scoperto che questo lungocrinito metallaro ha venduto 35 milioni di copie dei suoi libri ed è letteralmente venerato in Germania come autore di culto: niente di meglio quindi che accaparrarsi una copia di questo “Il rogo dell’inquisitore”, che pare essere il terzo capitolo della saga “Le cronache degli immortali” e incentrato sulle gesta di Andrej Delãny, vampiro immortale che vaga nell’Europa tenebrosa del XV secolo. Accompagnato dal nubiano Abu Dun, un tempo pirata e mercante di schiavi, è alla ricerca dell’origine della maledizione che lo ha colpito (le sue ferite guariscono e nessuna arma sembra in grado di ucciderlo). Dopo anni di peregrinazioni e ricerche, incontra una giovane zingara morente che gli rivela che, in un villaggio della Baviera, vive la Puuri Dan, un’anziana donna cieca che conosce il segreto degli immortali. Giunti però all’inquietante paesino di Trentklamm, si imbattono in abitanti particolarmente ostili e diffidenti che cercano di utilizzarli con l’inganno come testa d’ariete per penetrare nel vicino monastero: a loro volta, i religiosi reputano il villaggio un luogo di presenza demoniaca a causa di un’infestazione di creature spaventose simili a uomini lupo deformi. I nostri eroi troveranno quindi pane per i loro denti, con la minaccia dell’imminente arrivo dell’inquisitore pronto a mettere a ferro e fuoco il villaggio e i suoi abitanti (inutile dire che saranno proprio i religiosi a costituire i maggiori problemi, in un gioco di inganni e falsità). Purtroppo non ho letto i due capitoli precedenti, ma devo dire che l’idea di partenza è buona (soprattutto il particolare che Andrej, in quanto vampiro, può entrare in contatto con l’anima dei suoi avversari prendendone possesso) così come l’ambientazione risulta suggestiva, ma l’intera vicenda delle creature demoniache sembra sfuggire di mano all’autore (a un certo punto sembra che siano tutti immortali come il protagonista). Per di più, lo scambio di battute degne di un film d’azione hollywoodiano tra i due protagonisti («Stregone». «Pirata». «Non chiamarmi così». «Solo se la smetti di chiamarmi stregone») smorza la carica di scene che in teoria dovrebbero essere cupe e gotiche.

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