domenica 2 ottobre 2011

Ian Fleming - Casinò Royal

Mi ero ripromesso da sempre di leggere un libro di Ian Fleming, un po’ per interesse personale, un po’ perché il suo nome spunta sempre fuori come capostipite di un genere, un po’ perché ho visto (più volte, e fin dalla più tenera età) tutti i film tratti dalle sue opere. Eccoci quindi al primo storico romanzo della saga della sua famosa creazione letteraria, l’agente segreto 007, quel Casinò Royal da cui sono stati ricavati ben due film, uno comico e strampalato con una serie di grossi attori (molti dei quali contemporaneamente nella parte di James Bond), l’altro con Daniel Craig che è stato campione d’incassi e ha rilanciato la serie dopo gli ultimi patetici capitoli con Pierce Brosnan. Beh, precisiamo subito che il romanzo si svolge negli anni Cinquanta, in un meraviglioso clima da inizio Guerra Fredda molto distante dall’universo ipertecnologico creato dai film (non è un caso che qui di invenzioni e diavolerie elettroniche proprio non ce ne siano): James Bond (spia del servizio segreto britannico) si ritrova inviato a Royale-les-Eaux, nella Francia meridionale, coadiuvato dall’agente Vesper Lynd, con l’obiettivo di mandare sul lastrico (ai tavoli da gioco del Casinò Royal) il banchiere del locale Partito Comunista, soprannominato Le Chiffre, gestore di bordelli sull’orlo della bancarotta e spietato giocatore d’azzardo. L’intreccio è lineare ma molto compatto e la tensione regge bene, sia nella prima parte con la lunga partita a baccarà (verosimile ed emozionante anche per me che di carte non capisco niente) sia nella seconda con l’angosciante tortura genitale operata dal crudele Le Chiffre e risolta dall’arrivo di un agente della spietatissima Smersh, sezione dei servizi segreti sovietici che dà la caccia ai suoi traditori in tutto il mondo. Elegante e buongustaio, duro e maniacale sul lavoro ma misogino e maschilista («Queste stupide donne che credono di poter fare un lavoro da uomini! Perché diavolo non rimangono tra le loro padelle, e i loro vestiti e i loro pettegolezzi, senza impicciarsi dei compiti che solo gli uomini possono portare a termine?»), il personaggio di Bond non è ancora completamente tratteggiato: vorrebbe cambiare vita dopo aver considerato che è difficile stabilire chi è buono e chi è cattivo, ma cambia repentinamente idea dopo la tormentata storia d’amore con Vesper che si rivela un agente doppiogiochista (tutta l’ultima parte è appesantita da foschi presagi che l’agente non riesce però a cogliere). Si legge in fretta, ma il finale tragico e cinico regala un senso di tristezza davvero difficile da digerire.

Nessun commento:

Posta un commento