giovedì 12 giugno 2014

Cesare Rizzi - The Beatles

 
Gli Atlanti Musicali della Giunti sono agili libretti esaustivi e colorati, pieni di foto e di informazioni, che fungono da guide per conoscere in maniera strutturata la discografia di alcuni gruppi storici o di specifici generi musicali. Questo volumetto dedicato ai Beatles, curato da Cesare Rizzi, si presenta bene già a partire dalla copertina di Revolver e riesce perfettamente in quest’impresa grazie al suo essere pieno di contenuti, pur senza pretese enciclopediche, e ci sono talmente affezionato che ne possiedo due copie (perfettamente identiche: cambia leggermente solo la copertina). Oltre alla storia della band (che non risparmia i punti oscuri) e alla descrizione di tutti i dischi (corredati da una foto della copertina e da una valutazione da 1 a 5 punti), sono presentate anche le raccolte, le rarità, le collezioni e i film, oltre alle intere carriere soliste di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, oltre alle discografie particolari, come quella americana (veramente cervellotica ma con un notevole merito: aver fatto entrare nella discografia ufficiale l’edizione LP di Magical Mystery Tour, nel Regno Unito uscito come EP) e quella italiana (con tanto di copertine di tutti gli LP e dei 45 giri pubblicati). Il volume è stato pubblicato nel 2002, quindi si registrano mancanze importanti come Let It Be… Naked (2003), l’uscita dell’intero catalogo Remastered (2009) e lo sbarco su iTunes (2010): si tratta comunque di particolari di poco conto, vista l’enorme capacità dei Beatles di perpetuare se stessi e rimanere al passo con i tempi pur essendosi sciolti da oltre 40 anni. Come sempre, il vero problema è che a volte le descrizioni sono un po’ troppo concise e troppo legate al punto di vista personale del curatore. Non mancano aneddoti curiosi, come quello del solco senza fine registrato alla fine di Sgt. Pepper nel quale è registrato un segnale audio non udibile dall’orecchio umano ma dai cani sì, o quello legato alla canzone Not A Second Time (contenuta nell’album With The Beatles),  per la quale si scomodarono illustri critici di musica classica, immaginando paragoni con Mahler e con le cadenze eoliche dell’antica Grecia: Lennon, l’autore, non aveva ovviamente idea di cosa stessero parlando. Il vero punto di forza del libro è la capacità di tratteggiare brevemente il confronto delle personalità di Lennon e McCartney, opposte ma perfettamente complementari nell’economia della band (fin quando il connubio ha resistito): più fantasioso, imprevedibile e introspettivo il primo, più sensibile alla melodia e ai toni più lievi e romantici il secondo (e con un fondamentale ruolo di grande curatore, moderatore degli eccessi fantastici di John e di quelli mistici di George, e rifinitore delle imperfezioni strumentali di Ringo). Queste differenze stilistiche e personali assumeranno proporzioni esasperate dopo lo scioglimento del gruppo: mentre Lennon si ergerà a paladino dell’impegno sociale e delle istanze per la pace universale, con clamorose prese di posizione dagli aggressivi contenuti politici e militanti contro l’autorità costituita, McCartney continuerà a fare esercizio di melodia romantica a oltranza, anche oltre il lecito, con risultati quasi mai memorabili, spesso stucchevoli e imbarazzanti. Rizzi gli riconosce però il ruolo di vero ambasciatore dei Beatles: dei quattro, Paul è sempre stato il più attivo, il più visibile, il più attento alla propria carriera ma anche alla conservazione dell’eredità del gruppo. Certe sue canzoni sono quanto di più beatlesiano prodotto dopo il 1970 ed è sempre lui il principale artefice del progetto Anthology di metà anni Novanta: nelle interviste della parte video, è il più indulgente alla nostalgia, ai buoni ricordi, a rendere favolosi anche anni che probabilmente non lo sono stati e a mantenere un’aura di mito sull’avventura beatlesiana che nemmeno l’acido sarcasmo di George e l’ironia delle implacabili fratture di Ringo riescono a intaccare. Ed è la ragione per cui, personalmente, ho sempre preferito Paul.

1 commento:

  1. "Magical Mystery Tour",il miglior disco dei Beatles dopo il "Sgt.Pepper".
    L'opera successiva,il doppio"White Album"è invece un po' troppo sopravvalutato,lontanissimo dalle atmosfere psichedeliche e sperimentali dei 2 dischi in questione,tranne rari casi

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