domenica 12 ottobre 2014

Michael Swanwick - Gli dei di Mosca

Onore e gloria a Vaporteppa! Questo progetto editoriale, nato sotto il marchio Antonio Tombolini Editore e la direzione di Marco Carrara (il Duca di Baionette Librarie), intende pubblicare buona narrativa di genere fantastico, partendo dal presupposto che “c’è più valore etico in una manciata di opere di narrativa fantastica serie che in migliaia di romanzacci snob con illusioni Monomaniacali di Letteratura”. Ce n’era veramente bisogno. Questo Gli dei di Mosca di Michael Swanwick, primo romanzo pubblicato da Vaporteppa (con una copertina fumettosa assolutamente indovinata), ha pienamente centrato il bersaglio. Non è un libro fantasy in senso tradizionale ma, come ha scritto lo stesso Carrara per presentarlo, “rappresenta bene quel tono un po’ cialtrone e quelle ambientazioni vagamente ottocentesche che vorrei vedere nelle future opere di Vaporteppa”. Swanwick (che personalmente non conoscevo neppure di nome) parte da una distopia postapocalittica di sapore ottocentesco in cui le macchine e i computer sono stati distrutti (non c’è più internet!) e da due protagonisti del tutto inediti, una coppia di raffinati truffatori, Darger e Surplus (vero nome di quest’ultimo: Sir Blacktorpe Ravenscairne de Plus Precieux), il primo inglese e il secondo americano. Darger è appassionato di libri antichi ed è in possesso di un humour sottile e sofisticato, Surplus è un cane geneticamente modificato per comportarsi come un uomo e possiede un’aria di ineffabile seraficità e compostezza. Sono più scaltri e fortunati e dotati di forza, qualità che permettono loro di cavarsela nelle situazioni più rischiose. Si sono infiltrati in una carovana proveniente da Bisanzio e diretta in Russia per portare al Duca di Moscovia (in realtà un gigante che governa addormentato per l’incapacità del suo cuore di reggere lo sforzo dello stare sveglio) un dono senza prezzo: sette spose (le Perle) geneticamente modificate unicamente per soddisfarlo dal punto di vista sessuale (e per questo motivo prendono fuoco se qualcuno tocca loro la pelle, come misura cautelativa della loro verguinità). Giunti a Mosca, Surplus prende l’incarico di ambasciatore di Bisanzio, mentre Darger si mette alla ricerca della perduta biblioteca dello zar Ivan, finendo per interferire con diversi piani per il dominio della Russia e del mondo che a loro volta si scontrano tra di loro: ovviamente, alcuni resti dell’era tecnologica sono sopravvissuti e si manifestano come demoni infernali, e tutta la vicenda finisce per riassumersi nella lotta tra l’intelligenza delle macchine e la stupidità umana, con le prime (ricoperte di corpi umani eviscerati) pronte a sguinzagliare un risorto zar Lenin e un finale pirotecnico che vede combattersi orde di abitatori del sottosuolo, masse cittadine drogate e un manipolo di prostitute arruolate forzatamente nelle forze dell’ordine., con l’aggiunta di Baba Yaga, la strega del folklore slavo. La storia è estremamente complessa e richiede un buon livello di attenzione per essere seguita, soprattutto tenendo conto che ci sono almeno otto punti di vista differenti che continuano a cambiare in accordo ai continui colpi di scena della trama (anche all’interno dello stesso capitolo). Non tutti i punti di vista sono dello stesso livello (della baronessa Lukoil-Gazproma e del tenente Evgeny si poteva fare tranquillamente a meno, ma sono opinioni personali) ma i personaggi sono così numerosi e ben caratterizzati che, alla fine, Darger e Surplus non sono la chiave del romanzo ma anzi sembrano essere solo semplici spettatori delle vicende che loro stessi hanno messo in moto. Fortunatamente, c’è sempre il narratore onnisciente che riannoda tutti i fili della narrazione, intervenendo e facendo luce in tanta irrazionalità. Non ci sono buoni e cattivi, ma ognuno segue il proprio interesse personale: tra i personaggi più riusciti ci sono i tre monaci invasati con le loro dissertazioni sull’ineffabilità dell’Uno e del Trino, che vogliono purificare il mondo tra le fiamme; Koschei, uno di loro, che intende soggiogare la società con il sesso sfrenato introduce l’ingenuo e maldestro Arkady come stallone da monta grazie a una prodigiosa pillola di eccitante sessuale (non a caso chiamata rasputin); la misteriosa spia Anya Pepsicolova, che introduce Darger ai misteri del sottosuolo moscovita; il perfido Chortenko, inquisitore dagli occhi di mosca al comando della polizia segreta del Duca di Moscovia; l’affascinante Zoësofia, capo delle Perle e spia al soldo di Bisanzio. A partire dalla geniale idea della bottiglie che insegnano a chi le beve le lingue e l’opera di determinati poeti come Puskin (e causano anche “ubriacature poetiche” come nel caso di Arkady che si trova a parlare come un vero ubriaco che cita La terra desolata e Moby Dick), Swanwick crea un mondo veramente convincente e stratificato, e dimostra una fantasia sfrenata nell’accumulo di trovate, non disdegnando puntate nel bizzarro e nell’irrazionale (per i più pudichi è necessario avvertire che ci sono scene di sesso, linguaggio esplicito, violenza e scene di tortura), non dimenticando però mai il verosimile (Surplus è un cane e, infatti, a letto dopo il sesso si fa grattare dietro le orecchie e raspa con le zampe): nobildonne che usano la loro carne clonata per fabbricarsi capi di abbigliamento o per offrire pietanze ai loro convitati di banchetto; nani sapienti dalle incredibili capacità enciclopediche; schiavocertole dalle prodigiose doti mimetiche; guardie-orso dalla sforza smisurata; nerboruti neanderthaliani dai nomi di eroi mitologici (Enkidu, Beowulf, Hull e Gargantua) e dall’intelligenza limitata che all’occorrenza prestano servizio come camerieri in guanti bianchi; una carta intelligente che riconosce il DNA; animali resi capaci dagli scienziati di pronunciare cinque o sei parole per esprimere i loro desideri fondamentali. Tutto è fantasioso e bizzarro, ma allo stesso tempo è autenticamente divertente e arguto: il pregio di Swanwick sta nel non prendersi mai sul serio, senza per questo dimenticare il suo ruolo di narratore di storie. E per questo merita qualcosa di più di una semplice lettura: Gli dei di Mosca è un libro da amare.

Nessun commento:

Posta un commento