mercoledì 7 ottobre 2015

Ray Bradbury - Il popolo dell'autunno

Veramente notevole questa escursione nell’horror di Ray Bradbury, autore più famoso per aver scritto Cronache marziane e soprattutto Fahrenheit 451, in questo caso autore di un romanzo oscuro e onirico che funge da racconto di formazione per giovani lettori. Intitolato in originale Something Wicked This Way Comes da una frase di una delle tre streghe del Macbeth di Shakespeare («By the pricking of my thumbs, / Something wicked this way comes») e divenuto in italiano Il popolo dell’autunno, è forse il capostipite degli horror circensi (il luna-park come luogo di tenebra e di dannazione). Racconta la storia di due protagonisti tredicenni, Will Halloway e Jim Nightshade, che vivono nell’immaginaria cittadina di Green Town nell’Illinois (Stato di origine di Bradbury). Una notte, alle tre del mattino (la mezzanotte dell’anima, l’ora in cui negli ospedali muore più gente che in qualsiasi altra ora), arriva un misterioso treno sul quale viaggia un luna-park itinerante, “Il Grande Spettacolo Pandemonio di Cooger & Dark”, che pianta le sue tende nella cittadina e irretisce gli abitanti con le sue giostre luciferine, il labirinto degli specchi (che mostra altre età della vita che si vorrebbero rivivere o le proprie paure più profonde) e la giostra (capace di modificare l’età delle persone a seconda che si facciano giri avanti o indietro). Le creature di questo circo, guidate dal misterioso e carismatico signor Dark, chiamato l’Uomo Illustrato (un tizio tutto tatuato con un occhio su ogni nocca delle mani), si nutrono dei desideri delle persone e così si impossessano della loro anima. Non fa eccezione il piccolo Jim, che sogna di divenire più grande per essere rispettato e rischia di cadere per sempre nelle tenebre: a sventare la minaccia, però, interviene il padre di Will, Charles, bibliotecario della cittadina, che si frappone tra i due ragazzi e la minaccia che li assilla (ovviamente anche lui viene tentato dal malefico circo, che lo mette di fronte al suo sentimento di impotenza dovuto all’età e al desiderio di essere più giovane). Tutta la vicenda è dotata di un simbolismo piuttosto marcato (Will, il più solare, è nato il 30 ottobre, un minuto prima della mezzanotte, mentre Jim, più oscuro, è nato un minuto dopo la mezzanotte, quindi il 31, il giorno di Halloween; il circo è simbolo del proibito e del peccato; l’autunno rappresenta la fine dell’estate della vita) e punta a esaltare le migliori pulsioni umane (l’onestà, l’amicizia, l’unione familiare) capaci di rivaleggiare con le forze maligne e soprannaturali e addirittura prevalere grazie al riso, al canto e al ballo. Nonostante una narrazione poco lineare, il libro avvince e inchioda fino allo scontro finale, nel quale ci si ritrova davvero a fare il titolo per i “buoni”. Inoltre, la presenza del personaggio del padre (uno che ha inesorabilmente perso la giovinezza e vorrebbe riaverla indietro, timoroso di non essere all’altezza del suo compito di genitore) permette un’identificazione anche per i lettori più adulti.

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