mercoledì 1 marzo 2017

Howard Phillips Lovecraft - Dagon

Dal genio di Lovecraft, un racconto breve (e quando dico breve intendo qualche pagina) scritto dal Solitario di Providence ben prima di mettere a punto la sua mitologia dell’orrore cosmico ma già pieno di tutti gli elementi che lo contraddistingueranno e lo consegneranno alla posterità come uno dei più grandi geni della letteratura del XX secolo: Dagon narra la storia di un ignoto marinaio che, durante la Prima Guerra Mondiale, fugge dalla nave germanica che l’ha catturato e, con la sua scialuppa, finisce per caso in una non precisata isola del Pacifico a sud dell’equatore. Qui si imbatte in un monolito nero coperto di bassorilievi che narrano la storia di divinità ittiche sconosciute e grottesche ma «ancora diabolicamente umane», e soprattutto assiste a un’apparizione mostruosa, una creatura «titanica e repellente» dalle «gigantesche braccia coperte di squame», che potrebbe corrispondere all’antica leggenda filistea di Dagon, il dio-pesce. Nel racconto c’è già tutto: la visione dell’indescrivibile crea follia e alienazione (il canto, il riso, il consumo di morfina) e, allo stesso tempo, genera la consapevolezza dell’imminente fine del genere umano, impotente di fronte a creature malvage e potentissime («Penso al giorno, forse vicino, in cui le loro gigantesche braccia squamose si leveranno dai flutti per trascinare sul fondo, nei loro artigli immondi, quanto resta dell’insignificante genere umano sfibrato dalla guerra»). L’inevitabile esito non può che essere il suicidio, come dimostrato dalle ultime, indimenticabili righe («La mia fine è giunta. Sento un rumore sordo alla porta, come se un’enorme mano viscida stesse raspando contro di essa... Ma quella mano, mio Dio, non mi troverà... La finestra, la finestra!»). Soprattutto, l’orrore cosmico che ritorna trova una corrispondenza fisico-paesaggistica («una parte del fondo marino era risalita in superficie, riportando alla luce regioni che per innumerevoli milioni di anni erano rimaste celate nella tenebra insondabile degli abissi oceanici»), anticipando le numerosissime descrizioni delle geometrie labirintiche titaniche e non euclidee che affolleranno i successivi racconti di Lovecraft.

1 commento:

  1. Una novella a cui Lovecraft era molto affezionato - vi scrisse persino un pamphlet di difesa dai critici, In difesa di Dagon :D

    Ricordo come perfetta la trasposizione in fumetto dell'olandese Erik Kriek - in particolare per la resa del paesaggio marino prosciugato.

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