
Scrivere un romanzo zozzo è una cosa, ma fare critica sociale con un romanzo zozzo è veramente degno di stima. È quel che ha fatto David Herbert Lawrence con L’amante di Lady Chatterley, libro considerato scandaloso per l’epoca in cui fu scritto (gli anni Venti) e uscito per trent’anni in versioni purgate delle scene di sesso più crude; venne pubblicato in edizione integrale dalla Penguin solo nel 1960 in seguito alla legge sulle pubblicazioni oscene, cosa che portò la casa editrice a essere processata e assolta da una giuria, con un conseguente boom di vendite di due milioni di vendite nel Paese. Sembra che anche alla Mondadori, che pubblicò il libro nel 1947, si presentò la polizia che però rimase proverbialmente di princisbecco perché il libro era andato a ruba e ne era rimasta una sola copia. Come sempre, parlare troppo di una cosa produce l’effetto contrario, e infatti Anthony Burgess disse che, dopo la vittoria contro la censura, era finalmente possibile affermare che L’amante di Lady Chatterley non era poi un gran libro. Più che altro, è un libro pesante. Narrato in terza persona, racconta la vicenda di Connie, diminutivo di Constance, una fanciulla (non «il tipo della ragazza sottile e magra come un’aringa» ma «una bella trota di Scozia») proveniente da una famiglia molto libera e aperta, con alle spalle un viaggio a Dresda e un amante tedesco (proprio come la sorella, sua compagna di quell’esperienza) prima della Prima Guerra Mondiale. Si ritrova sposata a Sir Clifford Chatterley, un nobilotto delle Midlands, zona mineraria piuttosto cupa e triste del centro dell’Inghilterra. Partito per la guerra, ne fa ritorno paralizzato dalla vita in giù e privato della virilità. La vita di Lady Chattlery è dunque molto grigia, tanto che a un certo punto si distrae con un amico scrittore del marito, Michaelis, che però pensa solo a se stesso e non è affatto attento ai desideri di soddisfazione sessuale di lei; si rifà dunque con il guardiacaccia Oliver Mellors, un uomo più semplice, gentile e dolce, e con lui avrà un figlio e chiederà il divorzio. Certamente il linguaggio usato da Lawrence doveva essere “estremo” per l’epoca in quanto l’autore indugia a lungo, soprattutto nella seconda parte, in descrizioni naturalistiche dei rapporti sessuali («Poteva soltanto aspettare, aspettare, e gemere nell’ombra mentre lo sentiva ritrarsi, ritrarsi e contrarsi, fino al momento terribile in cui egli sarebbe scivolato fuori da lei abbandonandola, mentre tutto il suo corpo rimaneva aperto e molle, dolcemente supplichevole, come un anemone di mare sotto le onde, perché egli ritornasse in lei a soddisfarla»). Insomma, non scade mai nella beceraggine irreale di 50 sfumature, anche se a volte le soluzioni adottate, se oggi non scandalizzano, hanno però un effetto parecchio ridicolo («Sei genuina, sei! Genuina, anche un po’ puttana. Là tu vai di corpo e là tu orini: e metto la mano qua e là, e per questo mi piaci. Hai un vero culo di donna, fiero di sé. Non ha vergogna di sé, eh no!»). Incentrando il suo romanzo su una figura femminile insofferente alle rigide regole della società britannica, Lawrence mette al centro un recuperato rapporto con la corporeità e la fisicità dell’amore contro la mentalità austera e penitenziale di provenienza vittoriana che escludeva la donna da quest’ambito. Anzi, si potrebbe dire che il sesso veicola la riscoperta della propria femminilità e della propria libertà. Ma il romanzo scandalizzò anche per una questione sociale: il fatto che la moglie di un nobile se la facesse con un guardiacaccia era considerato un tradimento di classe. Insomma, una rottura fisica e sociale delle tradizioni: tutto il romanzo è dominato dall’idea del tramonto della vecchia Inghilterra delle convenzioni e della divisione classista della società, con il comunismo minaccioso in agguato e una visione negativa del progresso e dall’industrializzazione, fattori portatori di disumanizzazione («Non credo» dice Oliver «al mondo né al denaro, né al progresso né all'avvenire della nostra civiltà. Se l’umanità vuol avere un avvenire dovrà subire un grandissimo cambiamento da quella che è ora»). La relazione tra Connie e Oliver, all’inizio solo sessuale, si trasforma ben presto in qualcosa di più profondo; il marito, uno che sostiene che «la gente può essere e pensare come vuole, in privato, purché mantenga inalterate la forma e la struttura della società», sarebbe anche favorevole a chiudere un occhio su eventuali relazioni della moglie con un suo pari e addirittura su un’eventuale gravidanza dovuta a un altro uomo, ma si rifiuta di accettare l’amore della moglie per un servo e del seguente scandalo. Freddo e distaccato, Clifford non dà troppa importanza al sesso nemmeno prima dell’incidente e si dedica anima e corpo alla letteratura, spinto dalla segreta ambizione di ottenere la fama. Connie non viene compresa nemmeno dalla sorella Hilda, che ha condiviso con lei la giovinezza disinibita e si definisce un’intellettuale socialista dalla parte dei lavoratori ma sostiene che non ci si può mescolare con la gente del popolo; solo Mrs. Bolton, la signora che accudisce Clifford e che è rimasta vedova, la capisce perché sa che cos’è l’amore fisico, avendolo vissuto e rimpianto. In chiusura c'è anche una parentesi di vacanza a Venezia e viene pure citata fuggevolmente Mestre: il mio orgoglio cittadino ha fatto registrare un’impennata.