martedì 16 ottobre 2018

Arto Paasilinna - La prima moglie e altre cianfrusaglie

Con Paasilinna non si sbaglia mai, nemmeno con questo La prima moglie e altre cianfrusaglie, a torto ritenuto un’opera minore o un semplice esercizio di stile. Come sempre ambientato in Finlandia, racconta la storia di Volomari Volotinen, un assicuratore che coltiva la passione per il collezionismo di pezzi antichi e improbabili, vere e proprie cianfrusaglie provenienti da ogni luogo e secolo. Si parte dal bavaglio dell’accapelita, unico pezzo sopravvissuto all’incendio che ha distrutto la casa della sua famiglia, cioè un pezzo di legno di frassino provvisto di lacci per legarlo alla nuca di un antenato mentre il chirurgo gli tagliava una gamba; si prosegue con la dentiera di un maresciallo finlandese della Seconda Guerra Mondiale, conservata in un convento di suore svizzere le quali, prima di affidarla a Volomari, interpellano la Santa Sede; si prosegue con il refrigeratore del latte scremato di inizio secolo convertito in distillato di acquavite, un lanciagranate, il torchio per il vino ungherese, il pelo pubico di una donna vissuta 12.000 anni fa nell’estremo nord della Norvegia e la ghigliottina che ha giustiziato Danton, offerta da un antiquario al posto del divano Récamier che Volomari intendeva regalare alla moglie per il suo compleanno. Non mancano neppure le reliquie laiche come il colbacco di Lenin e il costume da bagno di Tarzan (occasione in cui il nostro conosce un Johnny Weissmuller perennemente ubriaco) o quelle religiose come la clavicola di Cristo, sottratta da una mostra di reliquie organizzata a Londra dai gesuiti e spacciata per vera nonostante risalga al 700 D.C. In questa caccia alle anticaglie Volomari è affiancato dalla moglie Laura Loponen, ex ausiliaria di prima linea in guerra e ora pasticcera, conosciuta quando lui, ubriaco, era convinto di poter mangiare in un ristorante di lusso indossando la dentiera dell’ex maresciallo. Laura è molto più vecchia di lui (hanno una differenza di vent’anni), quasi come se questa ricerca continua di oggetti del passato coinvolgesse anche la sua vita amorosa e coniugale. Il racconto procede per episodi in ordine cronologico, ognuno incentrato su un particolare oggetto e il modo in cui Volomari ne è entrato in possesso, storie grottesche e sopra le righe come potevano essere i vari capitoli de L’anno della lepre. Contemporaneamente, si racconta l’evoluzione della storia d’amore tra Volomari e Laura, i loro viaggi in tutta Europa (dalla Lapponia a Budapest), addirittura con una puntata in Arabia Saudita, con un bell’elogio del ruolo del matrimonio nella gestione delle follie reciproche. Torna poi l’amore-odio di Paasilinna per l’Unione Sovietica, con il viaggio della coppia di sposi per il convegno sullo scartamento ridotto, fra treni che non ci sono, che ci sono ma non partono e che partono ma poi si fermano e non partono più. Per capire lo stile leggero e dissacratorio di Paasilinna, basti citare la riflessione che le donne «non hanno il senso naturale delle traiettorie a parabola, contrariamente agli uomini, che hanno modo di studiarle quotidianamente svuotando la vescica. Questi esercizi ripetuti permettono loro di affinare la precisione della mira, sviluppare le capacità di valutazione e di rendere la mano più ferma, con risultati spesso grandiosi».

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