sabato 17 novembre 2018

Kent Haruf - Crepuscolo

Pur non essendone stato travolto, ho apprezzato Canto della pianura di Kent Haruf al punto da proseguire con Crepuscolo, secondo capitolo della Trilogia della pianura (in base alla pubblicazione originale americana) in cui tornano alcuni personaggi del precedente romanzo ma leggibile anche individualmente. Il titolo questa volta viene da un inno religioso cantato durante un funerale ma l’ambientazione è sempre quella di Holt, paese immaginario del Colorado la cui vita è caratterizzata dal lavoro e dalla fatica ed è scandita dal lento scorrere delle stagioni. Ancora una volta, Haruf racconta con estrema delicatezza la vita quotidiana di personaggi che entrano in contatto fra loro: la coppia di fratelli allevatori solitari Harold e Raymond McPheron, la cui vita è cambiata quando hanno accettato di prendersi cura di Victoria Roubideaux, sedicenne incinta e abbandonata, che ora ha 19 anni e va all’università a Fort Collins. Ci sono poi Luther e Betty Wallace, una coppia che vive in una roulotte e vive sulla soglia della povertà, con due figli e una terza figlia che è già stata loro sottratta per la loro incapacità di essere genitori: la loro posizione è messa ancora più in pericolo dalla presenza del violento zio di lei, Hoyt. Ancora, troviamo il piccolo DJ, bambino di undici anni che vive con il nonno ma trova un rapporto con la famiglia dei vicini, composta da due bambine e dalla loro madre che è stata lasciata dal marito. Infine, Rose Tyler, l’assistente sociale della contea, la cui vita si intreccerà con quella di Raymond. La trama è appena più complessa di Canto della pianura ma la tecnica narrativa è la stessa: ogni capitolo corrisponde a un punto di vista diverso, con la psicologia e i sentimenti dei personaggi che non vengono descritti ma emergono direttamente dalle loro azioni e dai loro dialoghi (sempre senza virgolette a delimitarli sul piano formale), attraverso un lessico semplice e privo di svolazzi, in cui ogni cosa, anche i dettagli, ha un suo peso calcolato. Tutti i personaggi hanno un’evoluzione, come prova il personaggio di Victoria Roubideaux che, partendo da una condizione molto difficile, ora va all’università e trova l’amore, diventa matura e sicura di sé, trova una stabilità e diventa motore del cambiamento di chi le sta attorno. Le tematiche affrontate non sono sempre allegre, anzi, sono spesso molto deprimenti (la morte, la solitudine, il degrado, la violenza), ma Haruf non perde mai la speranza, la convinzione che si possa ricominciare dopo la chiusura di una fase della propria vita: il fatto che i personaggi tendano a costruire dei legami e delle famiglie inattese è una delle risposte dell’autore ai problemi dell’esistenza.

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