
Nuova
edizione per I necromanti, romanzo a
cui sono affezionato essendo il primo (di una lunga serie) di Benson che ho letto e corretto per
Fede & Cultura. Non ha avuto una grande risonanza, quindi spero che la sua
riproposizione possa rendergli giustizia, anche perché i pregi e i difetti dell’autore sono sempre quelli. Di seguito la mia prefazione:
Nonostante
la fama gli sia dovuta per il romanzo distopico Il Padrone del mondo e
la lunga serie di novels sulle
persecuzioni anticattoliche in Inghilterra (Il
trionfo del re, La tragedia della
regina, Vieni ruota! Vieni forca!,
Con quale autorità?, Intrighi di Corte), in pochi sanno che
Robert Hugh Benson era anche appassionato di soprannaturale. Scrisse ben due
raccolte di racconti horror, La luce
invisibile e Lo specchio di Shalott,
e già da studente, al Trinity College di Cambridge, nel 1891, fece di tutto per
ottenere la stanza appartenuta a un uomo che si era suicidato a causa di una
depressione cronica. Ebbe gioco facile, dal momento che nessuno voleva più
abitare lì, complice la presenza di una macchia di sangue sulle assi del
pavimento e dal foro di un proiettile nel cassettone: sembra che il giovane
Benson volesse entrare in qualche modo in contatto con lo spirito del defunto e
interrogarlo suoi motivi del suo gesto disperato.
Le
tematiche del soprannaturale ritornano anche in questo I necromanti,
romanzo del 1909 che Fede & Cultura presenta in questa nuova edizione. Ambientato
nell’Inghilterra contemporanea, ha come protagonista il giovane avvocato Laurie
Baxter, sconvolto dalla recente scomparsa della sua promessa sposa Amy Nugent e
disposto a tutto pur di poterla riabbracciare. Cattolico di recente
conversione (una conversione più razionale che di cuore), viene irretito da due
spiritiste, Mrs. Stapleton e Lady Bethell, seguaci del nuovo pensiero e
aperte a ogni novità in campo spirituale: come ogni buon occultista che si
rispetti, millantano rapporti nientemeno con il Cardinale Newman e presentano
al giovane un pericoloso medium, Mr. Vincent, ancor più pericoloso
in quanto fervente credente nei fenomeni della pseudo-religione fondata sulla
comunicazione diretta con i defunti, il quale si rende conto del potenziale del
giovane e decide di intraprende su di esso una serie di esperimenti anche a
costo della sua vita o della sua sanità mentale.
Nessuno
intorno a Laurie sembra disposto a prenderlo sul serio, a cominciare dalla
madre, un’anglicana perbenista che ce l’ha con la povera defunta, rea di
essere battista (e, ancor di più, figlia di un droghiere!), e che pensa che la
religione sia ben più che andare a messa ogni mattina e cioè starsene “due
o tre ore su di un libro in salotto, davanti al fuoco, con una matita d’argento
in mano”. Fortunatamente, a salvare il giovane ci pensano l’ex spiritista
fuoriuscito e convertito Mr. Cathcart e soprattutto la sorella adottiva
Margaret Deronnais, cresciuta in un convento, prototipo dell’eroina devota dei
romanzi di Benson (basti pensare alla Beatrice Atherton de Il trionfo del re) e che non è disposta a cedere di un millimetro
sul piano dei principi bensì a dare la sua vita per salvare il suo amato
attraverso la preghiera. I due sono gli unici ad avere ben chiara la situazione
e ad accorgersi che Laurie è ormai precipitato in una spirale senza uscita che
ha del tutto annullato la sua personalità e la sua volontà.
Oggi
lo si potrebbe bollare come poco incisivo, soprattutto a causa di uno stile
piatto e ricco di dettagli descrittivi, ma in realtà I necromanti è un tipico esempio di romanzo dell’orrore della sua
epoca: profondamente vittoriano nelle situazioni, nei personaggi e nelle
ambientazioni (quasi esclusivamente casalinghe), affronta una problematica
molto attuale in quegli anni (basti pensare che un autore leggendario come
Arthur Conan Doyle intendeva essere un grande sistematizzatore dello
spiritismo, tanto da combattere le resistenze del mondo accademico e da
dedicare al fenomeno, nel 1926, un libro come Il paese delle nebbie)
e la crociata di Benson suona molto più moderna di quanto si potrebbe pensare, soprattutto
oggi, in una società post-cristiana e relativista, di fronte ad altre pratiche
tipiche della religione “fai da te” come la New Age e l’onnipresente
occultismo.
Per
Benson lo spiritismo non è solo una truffa a danno dei più deboli, ma è anche
un pericolo reale (Mr. Vincent fa effettivamente vedere a Laurie la sua
innamorata Amy che torna dal regno dei morti) che porta alla morte psichica e
spirituale (Laurie diviene inequivocabilmente posseduto da un demonio), di
fronte a cui non si può fare altro che pregare: solo Margaret, vegliando e
pregando, santifica il suo innamorato ormai perduto).
È interessante notare come, a dispetto di quanto si
potrebbe pensare, i sacerdoti nel romanzo non ci facciano affatto una bella
figura, ma anzi siano ritenuti da Benson (che era un sacerdote!) del tutto
inadeguati di fronte a simili problemi e interessati soprattutto a riempirsi la
pancia (il saggio Mr. Cathcart dice di non aver mai “incontrato un prete che
prenda sul serio queste cose […] ed è un gran peccato, perché i sacerdoti
avrebbero un enorme potere, se solo lo sapessero”).