
Tempo fa mi sono trovato nella fastidiosa situazione di dover correggere un’autrice che per una pagina e mezzo faceva declamare un cavaliere medievale a cui era stato perforato il polmone con uno spadone, invece di farlo stramazzare per terra soffocato dal suo stesso sangue: il mestiere dell’editor è proprio quello di scovare, per quanto possibile, le assurdità scritte dagli autori, che spesso scrivono i libri senza avere la benché minima competenza sulla materia trattata e senza essersi documentati a sufficienza. Mi chiedo quindi chi possa aver seguito Nihal della Terra del Vento di Licia Troisi, definita con orgoglio da molti “la più amata scrittrice fantasy italiana” ma in realtà l’iniziatrice del fantatrash all’italiana, la capostipite di un genere a base di elfi e immondizia che ha infestato le nostre librerie per anni. Ora, sparare contro la Troisi è inutile a distanza di tanti anni, soprattutto dopo i sommi strali che le sono stati rivolti da Chiara Gamberetta e dal Duca di Baionette (che ha ammesso di aver fatto le sue brave porcherie fantasticando sulla protagonista Nihal, una mezzelfa dai capelli blu con il fisico da modella); inoltre piace a un sacco di gente, gente che con i suoi libri ci è proprio cresciuta, quindi il rischio è rubare a queste persone l’infanzia e attirarsi improperi di ogni tipo. È comunque innegabile che la Troisi sia la perfetta esemplificazione della scrittrice che non solo scrive male (i combattimenti e le battaglie non sono mai stati raccontati in maniera così pezzente), ma soprattutto non si documenta e disprezza le più elementari regole della verosimiglianza: personaggi senza preparazione o muscoli che brandiscono armi, catapulte che colpiscono al volo dei draghi in aria e li abbattono, generali che ordinano l’assalto a fortezze che stanno già per capitolare di loro per la sete, per non parlare delle reclute del corpo più prezioso delle Terre libere (i Cavalieri dei Draghi) mandate allo sbaraglio con tanto di corpetto di colori sgargianti, così, per essere centrate meglio. Ma tanto è fantasy, quindi che problema c’è? La nostra protagonista, Nihal, spadaccina provetta, scopre di essere l’ultima rappresentante della stirpe dei mezzelfi e decide di diventare una paladina della lotta contro il terribile Tiranno, il solito “cattivo perché sì” che ha eliminato anche tutta la razza dei mezzelfi e sta cercando da 40 anni di annettere l’intero Mondo Emerso grazie al suo esercito di mostri, i Fammin (creature artificiali realizzate attraverso atroci sofferenze inflitte ad abitanti del Mondo Emerso). Qualcuno sostiene che Nihal rispecchierebbe le adolescenti di oggi, i loro problemi e il loro carattere, ma a parte gli ovvi problemi della crescita (insicurezze, imprudenza, senso di inferiorità) è più semplicemente la solita scialbona stereotipata, testarda e lunatica, che deve crescere e imparare dai propri errori, magari imparando l’ordine, l’impegno e la disciplina che il mondo militare impone, per poi scoprire che magari nella vita c’è dell’altro. Peccato che invece la testardaggine di Nihal le permetta di ottenere sempre ciò che vuole, e che il mondo militare rappresentato dalla Troisi sia talmente sgangherato da mancare del tutto di disciplina. A un certo punto Nihal cavalca pure un drago, e per farlo deve entrare in empatia con lui, in modo tale che anche il drago impari a fidarsi di lei: sai che novità. Anche tutti gli altri personaggi sono dei puri stereotipi: Soana è una maga bellissima, Fen il cavaliere perfetto su cui riversare il proprio amore senza speranza, Ido lo gnomo valoroso e scorbutico che si comporta da nano (e, a conti fatti, lo si immagina sempre come un nano). Nessuno di loro è abbastanza “forte” da spiccare nella narrazione o da riuscire a far breccia nel cuore dei lettori. E poi c’è Sennar, il giovane mago pacifista amico d’infanzia di Nihal che da quanto è forte è stato fatto entrare nel Consiglio che riunisce tutti i maghi più forti del Mondo Emerso e che ha lo scopo di coordinare le operazioni belliche contro il malefico Tiranno; ovviamente è innamorato di Nihal, ma questa lo tratta male perché impegnata a realizzare il suo sogno di diventare un cavaliere, e lui allora accetta di essere mandato nel Mondo Sommerso (misterioso reame perso in fondo al mare di cui nessuno ha più notizie da 150 anni) per chiedere rinforzi. Affascinante l’idea della città di Salazar a forma di torre, anche se è stato calcolato che questa raggiunga i 600 metri di altezza e che qualsiasi riferimento a spazi percorsi o da percorrere sia assolutamente casuale. Visto che si dichiara nero su bianco che “Non vi è punto da cui non si veda l’altissima torre della Rocca, dimora del Tiranno”, non oso pensare che altezza possa essa raggiungere. La narrazione si concentra sempre sul punto di vista di Nihal, e solo in due casi si allarga a quello di Sennar, ma nel complesso la cosa è gestita malissimo e in maniera affrettata. Se il buongiorno si vede dal mattino, le Cronache del Mondo Emerso prevede precipitazioni diffuse a carattere temporalesco.