Se
pensate che il fantasy sia sempre uguale a se stesso e non abbia più niente da
dire, Fidanzati dell’inverno della francese Christelle Dabos potrebbe
fare per voi. Si tratta del primo capitolo di una trilogia, L’Attraversaspecchi,
ambientato in un futuro prossimo venturo steampunk/Belle Époque in cui scienza
e magia convivono e in cui, a seguito della frammentazione della Terra, l’umanità
è molto diminuita e si è ridotta in clan, le arche, dove tutti gli appartenenti
alla stessa famiglia condividono lo stesso potere, che è diverso per ogni clan:
altrove le famiglie hanno il potere di infliggere colpi attraverso il sistema
nervoso, di vedere le stesse cose o di conservare la memoria. La protagonista
della storia, Ofelia, appartenente all’arca di Anima, viene promessa in sposa a
un appartenente all’arca del Polo, Thorn, che si presenta subito come un nobile
ombroso, sprezzante e altezzoso (nessuno dei due vuole questo matrimonio);
ovviamente, si dovrà svelare anche lui, rispecchiando lo stereotipo del bello
burbero e problematico. Trasferita a Città-cielo e inizialmente affidata alla
zia di Thorn, Berenilde, donna capricciosa, narcisista e calcolatrice, che la
nasconde sotto le sembianze di un domestico maschio, Ofelia scoprirà che in
questo regno ci sono un’infinità di intrighi politici e tutti cercano di
uccidersi a vicenda, e in più lei dovrà cercare di sopravvivere e di venire a
capo del suo matrimonio. Il libro è ben scritto, ha una trama molto dinamica
(anche se con qualche lungaggine di troppo) ed è a tutti gli effetti un romanzo
di formazione con una protagonista adolescente (cosa che ne fa uno young adult)
che ha un’evoluzione all’interno della trama: parte goffa, insicura e con poca
personalità, ha gli occhiali (è miope), sternutisce sempre e si morsica le
cuciture dei guanti, ma è curiosa e intraprendente. Ha due poteri, la capacità
di percepire la memoria degli oggetti semplicemente toccandoli e quella di
viaggiare attraverso gli specchi; questi due poteri non sono mai abusati ma
sempre dosati nella giusta maniera, forse per essere ripresi nei successivi
capitoli della saga quando la nostra Ofelia sarà cresciuta come personaggio e
li padroneggerà in pieno. Gli altri personaggi sono abbastanza
monodimensionali, ma quello che veramente convince è la costruzione del mondo,
che rispecchia perfettamente una realtà in cui tutti mentono e indossano delle
maschere: Città-cielo è un vero e proprio labirinto sospeso che si organizza in
verticale (ci si muove con degli ascensori) con delle porte magiche che fanno
sbucare in punti diversi e addirittura dei microclimi particolari. È la città
delle illusioni che permettono lo stravolgimento degli spazi o in un infinito
gioco di specchi (ma, paradossalmente, in questo mondo di inganni gli specchi
rifiutano chi tenta di attraversarli interpretando un ruolo diverso dal
proprio): Ofelia non si può fidare di niente e di nessuno, neanche di quello
che vede. Inoltre, questo mondo magico ci viene mostrato un po’ per volta e non
spiegato, cosa che aumenta l’immersività visto che il lettore scopre le cose
insieme a Ofelia. Molto bella l’idea delle clessidre usate come “viaggi vacanza”
per ricompensare i servitori e farli viaggiare attraverso delle vere e proprie
illusioni.
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