martedì 31 dicembre 2019

Christelle Dabos - Fidanzati dell'inverno

Se pensate che il fantasy sia sempre uguale a se stesso e non abbia più niente da dire, Fidanzati dell’inverno della francese Christelle Dabos potrebbe fare per voi. Si tratta del primo capitolo di una trilogia, L’Attraversaspecchi, ambientato in un futuro prossimo venturo steampunk/Belle Époque in cui scienza e magia convivono e in cui, a seguito della frammentazione della Terra, l’umanità è molto diminuita e si è ridotta in clan, le arche, dove tutti gli appartenenti alla stessa famiglia condividono lo stesso potere, che è diverso per ogni clan: altrove le famiglie hanno il potere di infliggere colpi attraverso il sistema nervoso, di vedere le stesse cose o di conservare la memoria. La protagonista della storia, Ofelia, appartenente all’arca di Anima, viene promessa in sposa a un appartenente all’arca del Polo, Thorn, che si presenta subito come un nobile ombroso, sprezzante e altezzoso (nessuno dei due vuole questo matrimonio); ovviamente, si dovrà svelare anche lui, rispecchiando lo stereotipo del bello burbero e problematico. Trasferita a Città-cielo e inizialmente affidata alla zia di Thorn, Berenilde, donna capricciosa, narcisista e calcolatrice, che la nasconde sotto le sembianze di un domestico maschio, Ofelia scoprirà che in questo regno ci sono un’infinità di intrighi politici e tutti cercano di uccidersi a vicenda, e in più lei dovrà cercare di sopravvivere e di venire a capo del suo matrimonio. Il libro è ben scritto, ha una trama molto dinamica (anche se con qualche lungaggine di troppo) ed è a tutti gli effetti un romanzo di formazione con una protagonista adolescente (cosa che ne fa uno young adult) che ha un’evoluzione all’interno della trama: parte goffa, insicura e con poca personalità, ha gli occhiali (è miope), sternutisce sempre e si morsica le cuciture dei guanti, ma è curiosa e intraprendente. Ha due poteri, la capacità di percepire la memoria degli oggetti semplicemente toccandoli e quella di viaggiare attraverso gli specchi; questi due poteri non sono mai abusati ma sempre dosati nella giusta maniera, forse per essere ripresi nei successivi capitoli della saga quando la nostra Ofelia sarà cresciuta come personaggio e li padroneggerà in pieno. Gli altri personaggi sono abbastanza monodimensionali, ma quello che veramente convince è la costruzione del mondo, che rispecchia perfettamente una realtà in cui tutti mentono e indossano delle maschere: Città-cielo è un vero e proprio labirinto sospeso che si organizza in verticale (ci si muove con degli ascensori) con delle porte magiche che fanno sbucare in punti diversi e addirittura dei microclimi particolari. È la città delle illusioni che permettono lo stravolgimento degli spazi o in un infinito gioco di specchi (ma, paradossalmente, in questo mondo di inganni gli specchi rifiutano chi tenta di attraversarli interpretando un ruolo diverso dal proprio): Ofelia non si può fidare di niente e di nessuno, neanche di quello che vede. Inoltre, questo mondo magico ci viene mostrato un po’ per volta e non spiegato, cosa che aumenta l’immersività visto che il lettore scopre le cose insieme a Ofelia. Molto bella l’idea delle clessidre usate come “viaggi vacanza” per ricompensare i servitori e farli viaggiare attraverso delle vere e proprie illusioni.

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