Ogni conferenza e presentazione tolkieniana che si rispetti prevede sempre la domanda sull’identità di Tom Bombadil, misterioso personaggio del Signore degli Anelli, alla quale moltissimi hanno cercato di dare una risposta. Ci ha provato anche Tyler, autore di questo Chi è Tom Bombadil?, piccolo saggio che non ha alcuna pretesa di dare tutte le risposte: in fondo, Tolkien per primo non l’ha fatto, parlandone nelle lettere e nelle interviste ma senza fornire la soluzione (per esempio, afferma di averlo inserito nel romanzo “perché rappresenta certe cose che altrimenti sarebbero rimaste fuori”, ma nemmeno specifica quali siano queste cose. La riflessione di Tyler va però al di là del personaggio di Bombadil in senso stretto e abbraccia tutto Il Signore degli Anelli, che a suo giudizio è “un’esperienza comunitaria, una koinè che ci fornisce riferimenti condivisi da cui attingere”, oltre che “un inno alla tenacia e al coraggio di schierarsi per ciò che è giusto”. Il romanzo è un mito e non un’allegoria, cioè ai suoi protagonisti non corrispondono personaggi reali propri del momento storico in cui Tolkien stava scrivendo: “Il mito tende all’eternità, mentre l’allegoria poggia sulla cronaca, per questo invecchia velocemente”. Ovviamente, “le storie della Terra di Mezzo sono antiche e attuali al tempo stesso e al loro interno troviamo nessi che valgono anche per il nostro presente”.
Tyler è un ambientalista che non esita a schierare Tolkien dalla sua parte, quella a favore dell’ambiente: per esempio ricorda la grande attenzione per la flora, tanto che nel romanzo ci sono 64 piante selvatiche realmente esistite e molte altre inventate. Tolkien non dice cos’è la natura ma ce la mostra, con la stessa accuratezza con cui descrive le fasi lunari e i fenomeni descritti. Il nemico, Sauron, è lo spirito sopraffattore che piega la natura ai propri scopi, mentre il suo regno, Mordor, è l’inquinamento e l’industrializzazione: una posizione forse forzata, che piega l’interpretazione del testo tolkieniano in chiave eminentemente ecologista, ma di certo ben supportata dal fatto che lo stesso Tolkien scrisse in una lettera che “Mordor è Sheffield” in riferimento al processo di industrializzazione che aveva interessato la città inglese, e che Sam, vedendo la fabbrica di Saruman eretta al posto del Vecchio Mulino nella Contea, esclama: “Qui è peggio che a Mordor”. Tyler ricorda anche il murales realizzato a Bologna dall’artista underground Blu (rimosso nel 2016) che immaginava la città di Bologna come una roccaforte con sopra la Torre degli Asinelli l’Occhio di Sauron: sotto, da una parte l’esercito di Mordor composto da ruspe-drago, speculatori e banchieri-orchi, dall’altra gli Ent dei contestatori antagonisti supportati dalla cavalleria di Rohan.
Allo stesso tempo, però, Tyler mette in luce il carattere ambivalente della natura: Tom non abita una natura placida e addomesticata come gli hobbit (e il fatto che li soccorra nella Vecchia Foresta, quando la natura sta cercando di ucciderli, è molto significativo) ma è espressione di una natura selvatica e disordinata: Tom è fuori dalla dimensione sociale che invece per gli hobbit è molto importante: gli hobbit tengono molto alla rispettabilità borghese, mentre Tom è un anarchico disinteressato al giudizio altrui. È un personaggio gioioso, spontaneo ed elementare, molto diversi dai malinconici elfi (per citare altri personaggi molto legati alla natura): non è legato alle cose e al possesso, infatti è l’unico su cui l’Anello non ha alcun potere, un’anomalia che spinge molti a interrogarsi su quale sia la sua reale identità. Al Consiglio di Elrond si dirà che, nella sua terra e in virtù del suo potere, Tom potrebbe resistere all’assedio dell’Oscuro Signore: può opporsi al male, non sconfiggerlo. In questo ha degli aspetti in comune con Beorn, il mutaforma che ne Lo Hobbit dà asilo ai nani e Bilbo e li ristora, proprio come fa Tom Bombadil nella sua casa al limitare della Vecchia Foresta dove vive con la sua amata ninfa Baccador. Come Beorn, dipende solo da se stesso ed è legato alla sua terra, un solitario che vive in simbiosi con l’ambiente circostante (curiosamente, sono entrambi vegetariani, aspetto sottolineato da Tyler).
Un capitolo è dedicato al filosofo americano Henry D. Thoreau (anche lui vegetariano!), il quale decise di mettere in atto le sue idee ecologiste e per questo lasciò la sua comunità per andare a vivere nel bosco dopo essersi laureato ad Harvard. Insomma, Tom Bombadil è una via, l’invito rivolto a tutti noi di condurre una vita più morigerata a misura di ambiente.