Tolkien in tempi di quarantena. Ho dato seguito alla mia
idea di fare una specie di commento al Signore degli Anelli, capitolo
per capitolo, in una serie di video su YouTube, e ho appena finito Le due
torri. Mi seguono in pochi, ma chissenefrega. Avrei voluto basarmi subito
sulla nuova traduzione di Ottavio Fatica (già criticata ancora prima di uscire)
ma, a causa del Coronavirus e della chiusura delle librerie, con conseguente
slittamento di tutte le uscite e dei giri promozionali, il volume è stato
posticipato a metà maggio. Pazienza. Per la rilettura ho quindi ripiegato sulla
vecchia edizione con la traduzione Alliata/Principe, che tra l’altro oggi è
stata ritirata dal mercato quindi è altrettanto impossibile da reperire, sempre
della serie cose che succedono solo in Italia. Come già successo per La
Compagnia dell’Anello, a volte mi sono visto costretto ad accorpare due (o
tre) capitoli in uno, cercando di enucleare aspetti e tematiche in modo
divulgativo e spero non troppo pesante. Certo è che, ogni volta, mi rendo conto di
quanta roba c’è da dire, quante riflessioni offre l’opera di Tolkien, quanti
aspetti si possono ulteriormente approfondire rispetto a quanto già fatto e ai
propri riferimenti (nel mio caso, l’apparato critico di Wu Ming 4, Claudio
Antonio Testi, Tom Shippey, Verlyn Flieger, Paul Kocher, Brian Rosebury), e per
questo mi fanno sorridere quanti parlano di Tolkien secondo una lettura chiusa
e iniziatica, pronta da usare chiavi in mano: basti pensare alla problematicità
di personaggi come Sam, forse il più positivo e addirittura l’eroe del romanzo,
che blocca la trasformazione di Gollum, o alle parole contro la guerra di
Faramir in una condanna dell’eroismo nordico in un romanzo che trasuda di
pagine testosteroniche ed eroismo guerriero. Così come l’anacronismo degli
hobbit nella Terra di Mezzo, il ragionamento sull’estetica linguistica e la
memoria dei nomi in Barbalbero, il rapporto tra storia e mito, la dialettica tra libero arbitrio e coercizione:
Tolkien non è mai banale, e ho cercato di sottolinearlo, ma forse non tutti
apprezzeranno: meglio trattarlo come un santino, politico o religioso, e
continuare a non leggerlo. E così facendo ci si perderà qualcosa di bello.
Nessun commento:
Posta un commento