domenica 31 maggio 2020

Jessica Fellowes - L'assassinio di Florence Nightingale Shore

Il nome Fellowes è una garanzia: Julian è l’autore della sceneggiatura di Downton Abbey e del bellissimo film Gosford Park, oltre che di alcuni romanzi (Snob, Belgravia). Jessica, sua nipote, giornalista, ha avuto l’idea di scrivere la serie dei “Delitto Mitford”, legati alle sei sorelle Mitford, espressione di quel mondo aristocratico inglese della prima metà del Novecento capace di scandalizzare la società con la sua esuberanza, la sua vivacità ma anche il suo radicalismo politico (dal nazismo al comunismo). Questo L’assassinio di Florence Nightingale Shore è il primo romanzo della serie, che parte dall’idea di prendere personaggi storicamente esistiti e di affiancarli ad altri fittizi per risolvere un vero fatto di cronaca rimasto irrisolto all’inizio dei ruggenti anni Venti: l’assassinio di Florence Nightingale Shore, ex infermiera durante la Grande Guerra che viene misteriosamente uccisa sul treno che da Victoria Station la deve portare a St Leonard-on-the-Sea per trascorrere una tranquilla pensione. Niente di particolarmente originale, e già si intuisce che si tratterà del solito giallo che trova le sue spiegazioni in un passato fatto di amori, eredità e identità nascoste. Protagonista della vicenda è Louisa Cannon, una diciottenne di bassa estrazione sociale che lavora come lavandaia insieme a sua madre e arrotonda rubacchiando qua e là; lo zio paterno vorrebbe farne una prostituta e la trascina nella stessa Victoria Station per portarla in treno da un cliente pagante, ma alla prima occasione lei si catapulta fuori dal treno e viene assistita da due agenti della polizia ferroviaria, che si trovano a dover investigare anche sull’omicidio dell’ex infermiera. Louisa riesce a farsi assumere come cameriera della nursery nella tenuta del barone Redesdale, padre delle sorelle Mitford, dove stringe un legame di amicizia con la maggiore di queste, Nancy (in futuro autrice dei romanzi Inseguendo l’amore, L’amore in un clima freddo e Non dirlo ad Alfred). In qualche modo la famiglia è legata a Florence Nightingal Shore: l’amica che doveva ospitarla a St Leonard-on-the-Sea è la sorella della tata di famiglia e il barone Redesdale ha servito nella sua stessa località in Francia durante la guerra. Louisa comincia a occuparsi del caso, assistita da uno dei due agenti della polizia ferroviaria, Guy Sullivan, che sembra essere interessato a lei e che continua a indagare anche quando i superiori rinunciano all’idea di trovare il colpevole. Così l’inchiesta procede su due binari: da un lato quella ufficiale, dall’altra quella di Louisa e Nancy: inutile dire che, unendo i pezzi, si scoprirà la verità. In realtà molti tirano in ballo Agatha Christie ma in realtà Guy e Louisa non procedono in base a un metodo, anzi, mettono insieme gli indizi quasi per caso. I capitoli (molto brevi) si alternano tra il procedere dell’indagine e la descrizione della vita domestica dei Mitford ad Ashton Manor, un po’ Downton Abbey e un po’ Saga dei Cazalet, ma bisogna chiarire che Jessica Fellowes non è affatto Elizabeth Jane Howard e che gli aristocratici Mitford non sono i borghesi Cazalet: gli appariscenti, frizzanti e altezzosi Mitford non hanno nemmeno un briciolo del fascino della famiglia nobiliare di Downton Abbey creata dallo zio Julian. La stessa Nancy, che doveva essere un personaggio notevole, è piuttosto noiosa e non comunica molto fascino. La cosa più interessante è che sia Guy che Louisa a un certo punto vengono licenziati. Molto carina invece l’idea dell’orrore della Prima Guerra Mondiale e del sentimento di disonore maturato da chi ha partecipato al conflitto per non aver potuto partecipare allo sforzo bellico e al sacrificio patrio.

domenica 17 maggio 2020

J.R.R. Tolkien - Il ritorno del re

Il mio progetto di fare video su YouTube sul Signore degli Anelli capitolo per capitolo è terminato, giusto in tempo per la fine del Lockdown. Leggere e raccontare Tolkien è stato un bel modo di trascorrere la quarantena, e ora è uscita la nuova traduzione delle Due Torri mi sa che mi rimetto a leggere quella. Ho finito anche Il ritorno del re, nella vecchia traduzione Alliata/Principe, cosa che mi ha permesso di soffermarmi sul particolare dell’elisione della parola heathen dal capitolo “Il rogo di Denethor”, che ha falsato per decenni il messaggio di un dialogo fondamentale sul rapporto tra paganesimo e cristianesimo nella Terra di Mezzo. Ho cercato di affrontare la lettura in maniera problematica, proprio come fa Tolkien, enucleandone i temi e gli episodi: il viaggio di Aragorn nell’oltretomba dei Morti; il rapporto irrisolto di Faramir con il padre; la ribellione agli ordini da parte di Éowyn e Merry, che porta all’uccisione del re dei Nazgûl; la sollevazione degli hobbit al regime di Saruman; il cedimento di Frodo e la crescita di Sam, che diventa il vero eroe del romanzo; il ruolo dell’amore nelle scelte fatte dagli uomini, come offerto dagli esempi di Éowyn/Faramir e Aragorn/Arwen. Il tutto secondo l’apparato critico di riferimento (Wu Ming 4, Claudio Antonio Testi, Tom Shippey, Verlyn Flieger, Paul Kocher, Brian Rosebury), senza voler fare di Tolkien un santino da brandire in qualche lotta sanfedista, ruolo che lo stesso Tolkien avrebbe cordialmente rifiutato. Se qualcuno scoprirà questo autore grazie al mio sforzo, sarà un premio sufficiente. Altrimenti, è stato bello lo stesso.

martedì 5 maggio 2020

Rick Riordan - Il ladro di fulmini

È innegabile che la saga di Percy Jackson di Rick Riordan continui a godere di grande successo e popolarità presso gli adolescenti, tanto da aver generato ben due saghe letterarie (più vari spin-off e volumi aggiuntivi) e due trasposizioni cinematografici. Facile capire il perché: uno stile brillante, avventura, colpi di scena e una facile immedesimazione nei personaggi (facilitata dalla narrazione in prima persona), con il doppio piano della mitologia e dell’ambientazione contemporanea (gli Stati Uniti di oggi). Questo primo capitolo, Il ladro di fulmini, facente parte della prima saga Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, ci fa conoscere il protagonista, Percy (diminutivo di Perseus) Jackson appunto, che vive con la madre e non ha mai conosciuto il padre, ma scopre di essere un semidio, nientemeno che figlio di Poseidone, dio del mare, e di possedere straordinari poteri acquatici. Viene attaccato dalla sua insegnante di matematica, che in realtà è un’arpia, e salvato da un suo professore in carrozzella, il centauro Chirone; anche il suo amico Grover, che ha sempre avuto una malformazione alle gambe, in realtà è un satiro (vegetariano).

Percy viene quindi portato nel Campo Mezzosangue (diretto dal dio Dioniso) per essere protetto e istruito, e qui apprende che il mito greco è sempre esistito e non si è mai estinto, anzi, si è semplicemente spostato da un luogo di potere a un altro: se prima il centro del mondo era la Grecia, ora sono gli Stati Uniti d’America e il Monte Olimpo si trova in un piano nascosto dell’Empire State Building. Viene a contatto con altri figli degli dei (Annabeth figlia di Atena, Luke figlio di Ermes), frutto del vizietto delle divinità di accoppiarsi con creature mortali, e scopre che, a seguito di una profezia (uno dei figli degli dei distruggerà e rivoluzionerà l’Olimpo) e di qualche disavventura (la Seconda Guerra Mondiale è stata una battaglia fra i figli di Zeus e Poseidone da una parte e i figli di Ade dall’altra), si è deciso di bandire relazioni tra gli dei e le donne mortali. Un po’ sul modello di American Gods di Neil Gaiman e delle narrazioni postmoderne, le creature leggendarie e gli dei vivono nel nostro mondo mescolate a noi ma celate dalla “Foschia”, che permette loro di nascondersi agli occhi dei comuni mortali (i quali invece avvertono in loro dei semplici difetti fisici): Ares è un motociclista (ed Efesto cerca di sorprendere lui e Afrodite installando delle telecamere), l’entrata per gli inferi è in uno studio musicale (i R.I.P. Studios), Procuste si fa chiamare Crusty e dirige una ditta di materassi ad acqua, Caronte vuole un adeguamento contrattuale. Ovviamente, le rivalità e i dissapori tra gli dei hanno delle conseguenze concrete sui figli, e Percy si ritrova ad essere accusato di essere il ladro della folgore olimpica e a dover andare a salvare nell’Ade la madre rapita: scoprirà di essere stato incastrato e che qualcuno sta cercando di far scoppiare una guerra tra gli dei.

Il romanzo paga un tributo al fantasy di formazione stile Harry Potter (come nei romanzi della Rowling, il protagonista e i suoi amici Annabeth e Grover forma un terzetto, mentre il Campo Mezzosangue con le sue squadre richiama la scuola di Hogwarts), e infatti racconta il classico percorso dell’eroe attraverso varie prove, dall’incontro con le parche ai confronti con il minotauro, Medusa dalla chioma serpentina, la chimera e il cane a tre teste Cerbero (che in realtà è solo bisognoso di qualcuno che lo faccia giocare), con una sosta nel paradiso artificiale di Las Vegas che rischia di fargli dimenticare la sua missione come Ulisse sull’isola di Calipso. Anche Percy Jackson, come Harry Potter, è un prescelto che sembra uno sfigato: in questo caso è dislessico e ha problemi scolastici. La dislessia viene affrontata non solo come problema ma come risorsa: infatti il dislessico, non potendo imparare le cose come le altre persone, deve inventarsi dei sistemi per affrontare i problemi, quindi è più creativo. Percy ha un cervello che è tarato non per vivere nel mondo contemporaneo ma per leggere il greco antico, mentre la sua iperattività è dovuta al fatto di essere dotato di riflessi da battaglia. Si capisce subito però che Percy non ha un grande rispetto per l’autorità né il pieno controllo della situazione, come prova il primo capitolo Disintegro accidentalmente la prof di matematica. Un bel messaggio per gli adolescenti, che spesso vivono problemi nella scuola e quindi sono incoraggiati a sentirsi speciali e chiamati a grandi imprese. Aggiungiamo che si tratta di un bel modo per immergersi nel mondo del mito greco divertendosi. C’è anche il tema della violenza sulle donne: la madre di Percy viene picchiata dal compagno Gabe il Puzzone, che ha già denunciato il figliastro a mezzo stampa. Per i più adulti, il fattore identificazione è molto minore e resta la consolazione di farsi prendere dal divertimento citazionista e letterario: a qualcuno potrebbe non bastare.