sabato 30 gennaio 2021

Jay Kristoff - Nevernight. Mai dimenticare

 

Una ragazza che sussurra a un ragazzo (ovviamente bellissimo) «Fottimi...» e che poi lo avverte, «caldo e così meravigliosamente duro, che premeva contro la femminilità tra le sue gambe. […] Lui era dentro di lei – l'arnese era dentro di lei – così duro e reale che non riuscì a trattenere un urlo e si morse il labbro per smorzare quella piena». Non è un porno ma il primo capitolo di Nevernight, acclamata trilogia fantasy di Jay Kristoff: l’immediato parallelo tra la deflorazione della protagonista e il suo primo assassinio fa venire i brividi e l’imbarazzante sospetto di trovarsi al cospetto di una vera e propria trashata. L'opera, editorialmente eccelsa e tradotta in italiano in maniera esemplare, racconta la storia di Mia Corvere, novella Arya Stark del Trono di spade (o Ezio Auditore di Assassin's Creed) che, a soli dieci anni, si è già vista giustiziare davanti agli occhi il padre per impiccagione sulla pubblica piazza ed esserle sottratto il resto della famiglia (madre e fratello più piccolo, gettati entrambi in carcere). Il padre infatti è stato accusato di alto tradimento nei confronti della repubblica di Itreya per aver tentato di rovesciarla. Ecco quindi che Mia, ripetendo i nomi dei responsabili del complotto (tale e quale ad Arya Stark), viene allevata come una figlia dal mentore Mercurio ed entra nella Chiesa Rossa, un’accademia dove si insegna ad alcuni eletti a diventare i più grandi assassini in nome della Signora dell’Omicidio Benedetto, una delle divinità dimenticate della notte dedita al culto del sangue, dell’omicidio e del sacrificio. Oltre all’omicidio in quest’accademia si viene iniziati anche all’uso dei veleni (e dei relativi antidoti) e all’arte della seduzione: la cosa interessante è che si tratta di un luogo spietato in cui però si vivono le tipiche dinamiche adolescenziali, tra amori, rivalità, gelosie e scazzi. Ovviamente, Mia scopre anche l’amore grazie a Tric, un accolito che sotto la scorza dell'assassino nasconde un animo buono. Nella seconda parte viene introdotta una componente gialla con Mia accusata dell'omicidio di una compagna; poi, quando di fatto Mia si ritrova fuori dalla gilda perché si è rivelata non una spietata assassina ma una tenerona, nell'ultima parte succede di tutto, con la nostra eroina che si ritrova a difendere la Chiesa Rossa da una cospirazione politico-religiosa e dall'attacco dei Luminatii (i soldati della legione agli ordini della repubblica). In tutte le sue avventure, Mia viene accompagnata da Messer Cortese, un gatto (o meglio, un non-gatto) fatto di ombre che beve la sua paura e la rende intrepida (a differenza dei Dissennatori che in Harry Potter succhiano la felicità): la conosce, cresce con lei e di fatto costituisce la sua coscienza, uscendosene con frasi e risposte pungenti, sarcastiche e inopportune.

La storia ci viene narrata da un narratore onnisciente che ci dice subito che Mia Corvere è morta e che interviene all'interno della sua narrazione, anche nei momenti più avvincenti, con una serie di note per spiegare il mondo e il lore, spesso in maniera molto caustica e con un effetto straniante rispetto al testo vero e proprio. Lo stile di Kristoff è esagerato, eccessivo e barocco, all'insegna di sangue, violenza, volgarità e sesso esplicito (molto belle le esclamazioni da lui inventate e ripetute per tutta la narrazione «Denti della Mannaia» e «Oh, Figlie»). Il romanzo è costituito quasi esclusivamente da azione e dialoghi mentre è del tutto provi di descrizioni ambientali (cosa tipica del fantasy di oggi): anzi, le uniche descrizioni sono quelle, crude e interminabili, delle scene di sesso, che possono risultare abbastanza gratuite. Ci sono molte scene di impatto, come quelle delle torture o degli sgozzamenti, o come quella in cui lo Shaiid Solis stacca di netto a Mia il braccio. Tutto questo rende Nevernight un romanzo non per ragazzi, sebbene possa apparire come uno Young Adult abilmente camuffato. Il mondo di Kristoff è uno strano calderone di fantasy e horror con un po' di magia e i mostri (il cracken) in un'ambientazione a metà tra la repubblica della Roma antica e il Rinascimento. Nel suo mondo non esiste la notte, visto che ci sono tre soli che si alternano nel cielo e creano l’effetto chiamato Illuminotte; solo una volta ogni due anni e mezzo c’è un’eclissi di sole e riesce a esserci un periodo di buio. È lampante come, già a partire da questa divisione giorno/notte, nella città di Godsgrave (nome di grande effetto) ci sia c'è una battaglia tra luce e ombra: i soli sono collegati ad Aa, il dio che tutti venerano e che si contrappone alla dea della notte, Niah, la madre che venera la Chiesa Rosa. L’ambientazione è dunque molto ambiziosa e parte integrante del conflitto teologico-politico in atto in una società marcia nel profondo ma, essendo questa una trilogia, ancora si capisce poco (mi immagino che numi vengano offerti nei due successivi volumi), anche riguardo al ruolo delle ombre in tutta la vicenda.

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